RICOMINCIO DA QUI

Prima di pretendere valutati


Dipenderà dall’età che avanza e “abbiocca” i neuroni o, forse, da una maturità a lunga stagionatura che rifiuta un’improduttiva tolleranza, di fatto, non avverto grande empatia nei riguardi delle persone che, scavalcando la propria condotta, si erigono a giudici, dettando regole per uno stile di vita (non di rado sconfinante nella moralità più estrema e patologica) che inglobano tutti, loro escluse. Mi capita di imbattermi in situazioni da commedia, con una tale frequenza, da chiedermi se la “stonata” sono io per non voler finire in un frullatore che impasta di tutto, dal dolce al salato, senza seguire nessuna logica, o sono l’ingrediente sbagliato nella mistura giusta! Sono la sola a notare che il leader degli scorretti si lamenta per la sbavatura, non voluta, dell’irreprensibile cronico? Che l’indolente incallita pone l’accento sulla morte nel cuore se, giustamente, la snobbano? Che il cornificatore seriale, il mirino implacabile di ogni chiappa vagante o tetta evasa, sclera se la compagna s’abbandona ad un’innocentissima conversazione? Che la “guardami e sbava” affila le unghie se il partner rivolge mezzo complimento fraterno ad un’altra? L’elenco potrebbe allungarsi alla svelta, in ragione di assurdità che qualcuno scorge all’improvviso e di altre che vede evolversi in peggio. Perché tante, troppe, persone si soffermano sulla soglia dell’apparenza, ignorando, intenzionalmente o per superficialità tangibile, l’esistenza di un universo che s’agita offrendo doni più preziosi di beni materiali, denaro, popolarità e potere, posizione sociale e fisicità sopra la media