L'INFINITO«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,e questa siepe, che da tanta partedell'ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quïeteio nel pensier mi fingo, ove per pocoil cor non si spaura. E come il ventoodo stormir tra queste piante, io quelloinfinito silenzio a questa vocevo comparando: e mi sovvien l'eterno,e le morte stagioni, e la presentee viva, e il suon di lei. Così tra questaimmensità s'annega il pensier mio:e il naufragar m'è dolce in questo mare»(Giacomo Leopardi)Vorrei essere l'infinito per insegnare ad Ettore che la poesia è ovunque, dentro di noi, appena fuori dalla nostra pelle e oltre ogni orizzonte, basta sedersi e guardare e ascoltare il fruscio dei pensieri, le vibrazioni dell'anima...ascoltare la vita che scorre nelle nostre vene, nel nostro respiro ed è poesia senza la quale l'esistenza è solo un susseguirsi lento di eventi...Vorrei che imparasse a lasciare scorrere il suo sguardo oltre la siepe del tran tran quotidiano per non perdere neanche un giorno di questa vita, perchè anche nelle giornate più banali e tristi o noiose può esserci da qualche parte un mare in cui naufragare...Vorrei guardasse l'orizzonte e fosse capace di emozionarsi per il semplice fatto di pterlo guardare e, forse, un giorno raggiungerlo e toccarlo.