irayma

LETTERA A S.


Mi dispiace scrivere con tanta rabbia, con tanto rancore dentro, ma sei tu che mi hai portato a questo, e sono sicura che tu ne sia ben consapevole.Mi ha preso il cuore, di nuovo, e questa volta ben sapendo che per me non era un gioco perché già te lo avevo confidato,mostrandoti la mia anima nuda come pochi - rari - hanno potuto vedere, ma per te non ha avuto importanza, vero?Tu avevi bisogno di un conforto, avevi bisogno di qualcuno che per un'ora ti volesse un bene incondizionato e infinito, ma UN'ORA SOLTANTO. Non di più. Scaduto il tempo massimo per te la mia presenza era già d'intralcio, e me lo hai dimostrato a pieno - di nuovo - ieri sera.Ti sei messo davanti ai miei occhi che anche un cieco avrebbero riconosciuti come pieni d'amore e di speranza, a fare l'idiota con un'altra. Ora, tu sei libero di fare quel che vuoi, di andare con chi vuoi, di provarci con chi vuoi, ma abbi almeno la decenza di non farlo davanti ai miei occhi.Ti sei preso la libertà tempo addietro di leggere nero su bianco tutti i mei sentimenti, hai potuto vedere e toccare la mia anima con una limpidezza che - siamo onesti - tu da solo non avresti mai potuto raggiungere. Eppure, ben sapendo quali erano i miei sentimenti, ben sapendo il dolore che sei capace di farmi provare in certi momenti, con certi tuoi comportamenti, non hai nemmeno pensato di poter per una volta lasciar perdere i tuoi fottuti bisogni primari (per non essere volgare) per non fare soffrire me: una persona capace di darti l'anima e il cuore incondizionatamente, e che già una volta lo ha fatto, vedendosi tornare indietro un ammasso di carne e stracci accartocciati alla meno peggio. E di nuovo mi hai preso il cuore - ben consapevole - e lo ha stretto tra le mani guardandomi negli occhi con un sorriso macabro e soddisfatto mentre cominciava a sanguinare, e continuerai a stringerlo fino a quando non avrà più una sola goccia di rosso sangue da versare, e allora mi osserveraicompiuto mentre mi accascio a terra senza più forza, conscia di dovermi appendere ad una roccia bagnata e viscida per potermi rialzare, e di non aver nessun aiuto valido a gettarmi una corda e ad aiutarmi. Eppure la stupida sono ancora io, io che ti permetto ancora di fare tutto questo. Io che ancora mi illudo che la tua anima sia veramente pura, io che ancora non capisco che tu sei convindo di esserti pulito l'anima in quell'ora in cui mi fai senire l'unica, in cui mi fai sorridere felice e fremere e sussultare. Sei convinto che salutando con un bacio e uno sguardo dolce tutto sia chiaro e finito e tu sulla coscienza non hai più nulla (...)