Non ballo nell'abissoMa nell'inferno nudaNon sussurro alla lunaMa parlo al buio del giornoNon sono nera farfallaMa colore di pelle inquietaMi lego polsi e animaAi nudi ricordi insensatiPrigioni ancora stretteCatene di sangue e appartenenza
A volte ritorno, calpesto altre foglie del tempo. Apro gabbie di dolore e chiudo antri di gioia.Mi scivolo dentro, mi cerco nella nebbia dell'anima. Mi ritrovo perdendomi. Mi azzanno la carne e provo a rivivere. Ma quando hai vissuto oltre le patine dell'ovvio non è facile tornare all'ovvio. L'inquietudine è sempre in agguato. Ti dilania,…
Così ti aspetterei, nel nudo pavimento.Seduta, libera quasi, da ciò che opprime il corpo.Non santa e neppure indecente.Soltanto io, quella che sai, quella che ti brucia dentro.Quella che hai bevuto libero, che hai inciso con le mani.Quella che ami e che sempre amerai.Quella che non amandoti ti ama più di chi libera può amarti.
Sei nero ricamo sulla mia pelle.Sei notte che la pioggia fa vivere.La notte è un sogno ignaroche quieta inquietanti pensieri.E lei è il pianto senza pace,appoggiato all'inquietudine.
La tua voce suona nei miei abissiIl sangue pulsa veloce mentre continuia bagnarti l'anima di me.Le tue mani parlano linguaggi di muta folliae sono prigioniera del tuo canto continuo.Amami per sempre.Legami con sottili nastri di follia che non si sciolgano.Strappami l'anima respirando la mia bocca.Non desistere, sto qui, tra la tua pelle e la notte.