Dietro ogni pagina

L'immagine vale il titolo


Sono un pagliaccio. No, non nel senso dispregiativo del termine, quello decisamente no. Mi autoincludo in molte categorie dell'umana gamma di difetti, ma grazie a Dio non in quella, nè ora nè mai.Sono un intrattenitore da fiera di paese che ha esagerato con il cerone. Voleva nascondere le paure, che cambiano ma ci sono sempre, e si è ritrovato con un viso troppo truccato per essere esposto al sole.Guarda le vite altrui passargli davanti, e non riesce più a sentire nulla. Un tempo era diverso. Un tempo era tutto un fervore, un tripudio di simpatia nel senso greco del termine (suv+patheiv=provare qualcosa assieme). Ora quelle dita di trucco esistono per proteggere unicamente la voglia di costruirsi definitivamente, di trovarsi a prescindere dai giudizi che logorano pazientemente la strada di ogni giorno.Il pagliaccio osserva la gente urlare, muovere le mani freneticamente per ritagliarsi quel pezzo di spazio nel mondo che è stato loro portato via. Pensa alle energie che perse comportandosi allo stesso modo, e si limita così a compiere il suo numero, zitto, attento, con una precisione che riesce a lasciare a bocca aperta coloro i quali lo conoscono da anni, che sono abituati a ogni suo tipo di spettacolo, e hanno scandagliato anche gli angoli più nascosti della sua arte.Farsi sentire troppo non è più cosa per lui.E' finito il tempo del frastuono, ed è sopraggiunto quello dell'azione.Solo che il make up pesa. Troppo, decisamente troppo.