La riva dei pensieri

Estate a Chicago


La prima esibizione musicale è quella che mi piace di più, c'è ancora poca gente, non faccio la coda per prendermi da mangiare in cucina e se ancora il pubblico non si è scaldato  c'è un'atmosfera rilassata tanto da godermi in santa pace un'oretta. Sul piccolo palco c'è lo stesso uomo che avevo ascoltato qualche anno fa e sono contento di risentirlo. Arrivano altri turisti come me e so che qualcuno pensa che questo sia un male, che questo renda meno vero quello che succede, ma non è così. Il blues è il blues, ogni volta succede così, due accordi e potrei essere in qualsiasi pub della provincia cagliaritana e non cambierebbe nulla. Ad un tavolo noto un gruppo di ragazzi, e li vede anche Carl che sta sul palco con la sua chitarra, alcuni di loro sono dei disabili e gli altri sono i loro accompagnatori, li vede e a metà dell'esibizione scende dal palco senza smettere di suonare si avvicina al tavolo e sposta una sedia rimasta libera e si siede per quattro, cinque lunghissimi minuti suonando per loro e solo per loro. E questi ragazzi che non possono tenere il tempo con i piedi immobili sul pianale della sedia a rotelle, che non possono battere le mani sul tavolo di legno. A guardare la scena da qui, da qualche metro di distanza sembra di assistere ad una serenata e tutti ringraziano le luci abbastanza basse da celare i lucciconi che cadono sulle buffalo wings che restano nel piatto a freddarsi fino a quando Carl si rialza e si allunga sul tavolo e tocca una spalla, una mano di ognuno di questi ragazzi e si direbbe che li ringrazi e tutti nel locale sono all smiles e ordina un altro giro prima di uscire in questa via lontana dalle mille luci del Magnificent Mile a guardarsi in faccia senza sapere bene cosa dire.