La riva dei pensieri

Faio, daio, vaio...


Quando eri piccina ero convinto che l'imparare a parlare fosse un fatto di pura  e semplice imitazione. Invece mi dimostrasti che una parte era imitazione, ma il resto era frutto di elaborazione mentale, anche abbastanza profonda, ma di cui i bimbi sono capaci anche in età che non immaginavo. Per esempio, avevi da poco incominciato a parlare ma dimostravi di aver capito che a situazioni diverse corrispondevano voci verbali differenti, e cercavi di adattare il verbo alla situazione. Naturalmente sbagliavi tutti gli irregolari ( non potevi avere l'idea della tortuosità del pensiero e del linguaggio di papà e mamma), ma proprio per questo capivo che il tutto era frutto di un tuo ragionamento autonomo. Dicevi spesso frasi del tipo: " Ninna con mamma faio" (invece di "faccio"), "Un bacio a
mamma daio", "Nel letto di mamma e papà vaio". Una volta ti sei spinta fino a "Tutto a posto mettato". Il fatto che mai  avessi sentito dire faio, vaio, daio e mettato m'indusse a credere che cercavi di "costruire" una  grammatica, applicando a modo tuo le regole che avevi intuito sentendo parlare i grandi. Le stagioni sono trascorse e da qualche mese parli bene e poni attenzione al congiuntivo. Il tuo vocabolario è ricco: dici "arrampicarsi" e non "salire", "raggiungere" e non solo "venire". Ti compiaci, e si vede,  quando usi  "proprio" e  "addiritura". Li metti all'inizio o alla fine delle frasi: hai ragione fanno più effetto. A volte basta una vocale fuori posto per farti spalancare  gli occhi color del mare. "Il massaggino si fa sul pancino, il messaggino si manda sul telefonino". Quando pensiamo alla Mamma lo ripetiamo tante volte, come una filastrocca. Caro Amore cambia la vocale. Di parole o di mani,sempre di carezze si tratta. Così, cercando di fermare la commozione, mi aspetto: " Papà ti do un bacio". Ma quanta malinconia per quel: " Un bacio a mamma  daio".                                       ( L'immagine è di Michelle Repici - Momento sospeso nel tempo).