La riva dei pensieri

Si chiama Elsa


Lei dice di chiamarsi Elsa e sempre, quando sorride, ha il viso lumeggiato da occhi grandi e cerulei. Solitamente  La incontro sotto i portici di Via Roma, affaccendata nella sistemazione delle sue piccole cose tutte stipate in un carrello di qualche supermercato. Un ammasso di buste di plastica e di tela stipate di chissà cosa, come il suo modo di vestire, fatto di gonne, sovragonne, strati e strati e strati. La cute invecchiata, sporca e inscurita, la bocca con pochi denti, le spalle arcuate e la pulizia, immagino insufficiente, non riescono a darmi di Lei le sembianze di una vecchia megera. E' una sensazione che verifico,quando Le rivolgo la parola. Lei risponde sempre con affabilità e letizia, tenendo in considerazione ogni oblazione (che non chiede mai), ma per la quale dimostra gratitudine con le parole e con l'espressione colma di bontà. Desidero offrirle un panino, una focaccia, una brioche, meglio ancora se alla crema. Però debbo industriarmi ad immaginare i suoi gusti, perché all'interrogativo mirato a sondarli risponde: "Come le pare. Va bene qualsiasi cosa."Perché viva così non so, non riesco a capacitarmi di come sia finita per la strada, nonostante  i racconti letti o ascoltati quotidianamente. Mi piacerebbe sentirLa parlare più a lungo, ma ho sempre il timore di risultare inopportuno o invadente. Piano piano, magari.