La riva dei pensieri

Un partita a scacchi


Tutte le volte che vado per mare, mi piace lasciar scorrere i pensieri in libertà come le vele spiegate della mia barca. E l'immaginazione vola in tanti luoghi sconosciuti del mondo, di conseguenza la realtà mi abbandona. Sognare mappe e rotte nuove. Avere una mente che va se c'è da andare.Tutti, chi più, chi meno, abbiamo il senso dell'orientamento, una percezione dell'est e dell'ovest legata al sole che sorge e tramonta, al muschio sugli alberi del bosco. Alla direzione del ventoSiamo, sempre, dentro un certo momento e in un certo luogo. La nostra memoria funziona così, come fosse la didascalia di una foto.A me serve un angolo di mondo e un secondo, per ritrovare e ritrovarmi, per elaborare un'esperienza. Ecco perchè, se una città, una via, il tavolo di un caffè non sono anche un luogo a sè, in sè, fatico ad esistere, a raccontare quello che mi capita di vivere. A ricordare e ad essere, a entrare nelle cose.Forse ogni non luogo è anche l'anticipo di un non momento, un fermarsi ad un punto che si è già perso sulla retta della vita. La sottrazione del molteplice, del diverso, la sua riduzione a una matematica algebrica che riconoscendo solo 0 e 1, trasforma la vita in una partita a scacchi. Pedone bianco e pedone nero, avanti e indietro. Con noi o contro di noi. Ed è da queste semplificazioni che nascono, spesso, purtroppo, gli algoritmi che programmano le intolleranze peggiori. Ecco perchè, credo che le parole e i numeri, le lingue e i paesaggi siano, oltre che curiosità da soddisfare, anche soprattutto differenze da percepire come salvezza. Una teoria delle probabilità, che salva l'uomo dall'uomo, quando il desiderio di potere diventa negazione di ogni altro "provare d'essere". Tra luogo e non luogo vedo la stessa differenza che c'è tra dover scegliere e voler inventare. La linea che divide il vivere dall'abitare.