La riva dei pensieri

Spigolature autobiografiche


Estrapolazioni semi serie dalla mia effemèride settimanale.Lunedì 9 marzoSi può arrivare alla stessa meta seguendo narrazioni diverse.Martedì 10 marzoNon è che devo mettere a posto la mia vita, devo mettere in ordine la mia scrivania.Mercoledì 11 marzoE' indubitabile che un giorno mi mancheranno quegli occhi lucidi, quel labbro imbronciato e quella voce ferma che mi dice: "Cattivo. Sei il papà più  cattivo del mondo".Giovedì 12 marzoLa mia giornata è un svoltolare di fatti consuetiIl mio quotidiano è un srotolare di fatti incomparabiliQualcuno mi può prestare un rotolo di tessuto assorbenteVenerdì 13 marzoE se io potessi sospendere il tempo,  questo è uno dei momenti che fermerei.E ci si mette pure la luna sul mio adorato mare.Sabato 14 marzoOggi m'incantano i frangenti spumeggianti che lambiscono intensamente l'arenile del mio Poetto. Non iniziano, non terminano, proseguono senza fine.Lunedì 16 marzoOggi il mio pensiero va ai testimoni di Geova. Proprio ora che ci avrebbero trovati tutti a casa non possono uscire a citofonare. *Epistemologia conclusiva e semplicisticaIn questo momento ho la sensazione di promanare il sapore delle mie elucubrazioni come  la quiete e la dolcezza dell'aroma del caffè mattutino, in un contesto dove il tutto si perde nei colori dell'aria. Forse questa è la mia sorte: perdermi tra i lemmi, in un glossario di immagini e di obiettivi, di assegnamento, affinchè un solo termine possa far sopravvivere il mondo, la realtà che lo delimita, anche se, a volte, non ne riconosca la concretezza.La cornice melodica di questa settimana segue lo schema formale del prete rosso ma il tema è squisitamente del genio di Eisenach: sono frasi semplici, ritmicamente precise e squadrate, ben scandite e armonicamente suscettibili di ampi sviluppi. La sonorità del pianoforte si esprime nell'ambito di una nobile spiritualità musicale.                                                 Appendice viraleLa pausa di questi giorni diventi un ozio creativo, non paranoia; alimentiamo interessi culturali alternativi a quelli monotoni della quotidianità. Chi può scriva, in concorso con altri, il suo Decamerone. I sistemi telematici ci consentono di fare gruppo anche a distanza. Restiamo diffidenti l'uno dell'altro come il coronavirus  ci obbliga; ma ripariamoci dietro uno schermo di computer, non di cemento armato. imperativo etico. Persino la Chiesa s'è messa in quarantena. Sprangati i portali della basilica di San Pietro, abolite le funzioni religiose. Solo benedizioni virtuali, messe e omelie in streaming, dieta eucaristica. I valori spirituali retrocedono, quelli materiali avanzano. Eppure nei momenti gravi dell'umanità la Chiesa aveva sempre fatto sentire la sua voce perché anche l'anima ha bisogno di cure. La religione era un rifugio, prospettava il miracolo. Ma i tempi cambiano. I papi pure.                                Appendisce bislaccaBizzarrie quotidiane in tempo di coronavirus. I malati di calcio, orfani di serie A, Champions e, nel prossimo futuro, anche dei campionati europei, si consolano in streaming, assistendo alle uniche partite che si disputano in giro per il mondo, quelle del campionato dello Zimbabwe e del Guatemala. Siamo al limite del masochismo. La cattiveria umana non conosce sosta, in Kenya i bracconieri hanno ucciso due rarissimi esemplari di giraffa bianca. Adesso, ne resta una sola. Ah, compie trent'anni il cult di Mietta e Amedeo Minghi, “trottolino amoroso dudu dadadà”. Tornando agli animali, c'è stato un boom di abbandono di cani, considerati “contagiosi”. Il coronavirus ce lo hanno trasmesso i pipistrelli, non i cani. Idioti. Di questa pandemia si è scritto e detto tutto e il contrario di tutto. “Il virus nell'ambiente muore dopo pochi minuti”. “No, dopo dodici ore”. “La distanza di sicurezza tra le persone è un metro”. “No, quattro e mezzo”. “Il vino, se superiore a 15 gradi”, hanno sostenuto gli enologi, ”uccide il virus nel cavo orale”. “Obbrobrio”, sono insorti i medici. Che avranno sicuramente ragione. Il vino non ci protegge dal virus, ma dalla malinconia di questi tempi sì.