La riva dei pensieri

Idioma approssimato e superficiale


Di tanto in tanto vengono elaborate delle confusioni lessicali così assurde che possono nascere solo dalla contezza di abbarbagliare. Per esempio quando si parla di estrazione dalle cave viene utilizzato il verbo coltivare, come se il mio granito sardo fosse un oggetto che se lo innaffi ricresce, e le distese di torri eoliche che ronzano sulle dolci colline della mia Terra le chiamiano parchi, come le zone che manteniamo integre e selvagge per rispetto verso la natura. Invece biblioteche, archivi e musei vengono definiti giacimenti culturali.Questo approccio texano, quest'idea minerale di un sapere che non va curato né accresciuto ma estratto e consumato finché ce n'è. I vari responsabili che si sono succeduti negli anni al dicastero dei Beni e delle Attività culturali verosilmimente hanno contribuito a questa sciagura. Disastro che in questi giorni viene evidenziato in isolate testate giornalistiche. Archivi pubblici al collasso, personale in estinzione, la direttrice  avverte i responsabili politici della Cultura:" Siamo allo stremo, non sappiamo fino a che punto potremo reggere".Magari sarebbe diverso se li avessimo chiamati giardini o orti, cioè posti che meritano cura e fatica e in cambio danno nutrimento e bellezza. Orti e giardini culturali. Oppure potremmo usare nomi antichi e potenti:  “biblioteche”, “archivi”, “musei”,  e imparare a rispettarli. Perché ci sopravviveranno, e diranno ai nostri figli e nipoti che gente sciocca eravamo.Affiancano i lemmi di questo intervento le note delicate insieme all'effluvio lirico che il pentagramma racchiude. Il percorso melodico ha il fascino di un gioco seducente nel quale l'autore raggiunge un equilibrio ideale; la sua struttura musicale ben definita è infatti più grande di quanto possa apparire a prima vista. La levigatezza semplice e delicata della notazione, la controllata concisione del discorso rammentano la chiarità e la nitidezza delle più pure espressioni romantiche del Settecento francese, mentre la rifinitezza dell'insieme, la linearità della forma e l'intonazione del contenuto rendono il brano pianistico un meraviglioso, piccolo gioiello.                                         Appendice LinguisticaDall'ostentazione superba di ricchezza e di magnificenza del Re Sole in poi il galletto francese ha indossato la livrea del pavone. Ha gonfiato le piume e, rivendicando glorie che il suo passato non contempla, si è messo a cantare sul balcone della Storia. I miei cugini d' oltralpe ostentano una “grandeur” che loro stessi si attribuiscono e pretendono che gli altri gliela riconoscano. Questo comportamento, che spesso diventa arroganza, personalmente non l'ho mai gradito, ma non mi ha mai irritato. L' ho sempre valutato con sufficienza, talvolta compatendolo come si fa con un bambino che si atteggia a adulto, consapevole, come scrisse Giuseppe Giusti, che noi "eravamo già  grandi e là non eran ancor nati". Due atteggiamenti, il nostro e il loro, contrapposti: loro proteggono l'identità nazionale, noi soffochiamo la nostra, quasi vergognandocene. L'esempio più eclatante è la difesa della lingua. Loro la tutelano in maniera maniacale, come facevamo noi in epoca fascista (sigh), adattando con forza le parole straniere al francese; noi importiamo vocaboli e locuzioni come se l'italiano non avesse autonome capacità espressive. Conte e i suoi ministri hanno sostituito “isolamento” con “lockdown”, Macron ha parlato sempre e soltanto di “déconfinement”. Forse ha ragione il filosofo Michel Onfray: "Quando si impoverisce la lingua si vogliono manipolare le menti".