La riva dei pensieri

Etica della fantasia


Ho la convinzione che la Libertà non basti all'Amore. Credo sia necessaria qualcosa di più. Per questo mi affiderei all'etica della fantasia e della creatività come funzione fondamentale che possa sintonizzarmi razionalmente ma anche emozionalmente con ciò che è altro da me. (Non tutto è collegato, mio caro Platone, io non faccio parte dei tuoi dei. La verità totale è riservata a loro). Ma questo non giustifica che non debba tentare. Pertanto la ricerca consentirebbe l'esplorazione del mondo con una visione meno negativa e in modo meno immaturo di quello che finora mi ostino a valutare. Allora dischiuderei i pensieri ad una inedita percettibilità sulla realtà effettiva esponendo, sì, corpo e mente alle ferite di un inganno ma rischiando anche di farmi amare. Ora, amici miei, come mi capita frequentemente non ho una risposta che sia di consolazione, ma di certo rimane la volizione di non perdere la rotta, districandomi tra venti contrari e agevolando quelli favorevoli. La vela dell'anima è disponibile. Anche se, come afferma Agatha  Christie la fantasia è un ottima fantesca, ma una pessima padrona.La filigrana musicale di questa ebdomada incornicia un persistente inciso tra i sentieri della memoria attraversandoli e intersecandoli. Ciò determina un meticoloso studio ingegneristico della partitura, che non si accontenta della rabboccatura e all' affastallamento notistico quanto al diradamento e alla sedimentazione del pentagramma. Lo svolgimento sonoro non rivela quasi mai la distinzione tra l' essenza del tema dall' abbellimento esecutivo, l' intensità del crescendo dall' affievolimento progressivo. Alla trasognata staticità di un basso ostinato di re bemolle, salvo alcune battute al calar dell' esecuzione, fa da contrasto la scia ornamentale e indistinta della mano destra, come in una nenia incantata quasi estatica. Quanto vorrei non assopirmi per non abbandonare questa fantasia!                                         Appendice pre-nataliziaHo la certezza che tutti conosciamo la storia dei Re Magi che portarono al Bambin Gesù oro, incenso e mirra. Pochi, invece, sanno che cosa sia la mirra. È una resina che scorre dalla corteccia di alcune piante Burseracee, specie della Commiphora myrrha. Al contatto con l'aria, questa sostanza giallognola si rapprende in forma di grani tondeggianti. In antichità veniva usata per imbalsamare i cadaveri, ora è utilizzata in farmacia e in profumeria, specie per la preparazione dei dentifrici. E ancora meno sono quelli che sanno che la migliore si trova a Garba Tula, remota regione del Kenya. Siamo lontani dalle spiagge di Malindi e dai grandi parchi naturali. Garba Tula è in una savana dove la siccità si alterna a piogge torrenziali che portano più danni che benefici. La popolazione è povera e la mirra per essa rappresenta una grande opportunità. Lo ha spiegato un ottimo reportage televisivo su Geo Rai3. La troupe ha seguito la giornata di lavoro di un raccoglitore, resa pericolosa dalla presenza di leoni, leopardi, serpenti e di bande di predoni. Con il suo prezioso raccolto l'uomo si è recato al mercato dove un mediatore ha acquistato il sacchetto di mirra per 100 scellini kenioti. Equivalenti a 77 centesimi di euro. Il nostro prossimo cenone di Natale forse non è il problema più grande del mondo.