La riva dei pensieri

Segno distintivo


L' idioma peculiare di una nazione, asseriscono gli storici, è il più importante segno distintivo di un popolo. La sua narrazione rammenta le battaglie civili e militari, il sudore e le lacrime, la musica e la poesia, la politica e il letame. Sì, anche il letame, e non soltanto, come i fanatici dell'antipolitica intendono. È questa l'idea fissa che sta alla base del loro modo di governare ora che in Italia detengono le stanze del potere approfittando di una crisi identititaria della nazione, e parlo di tutta la classe politica che siede maldestramente nel nostro Parlamento. La lingua preserva gelosamente il passato, favorisce senso e orgoglio al presente. In essa riconosco le glorie e le miserie degli antenati, i successi e le sconfitte. La lingua unisce, è il collante che fa delle genti un popolo. Per questo oggi una classe dirigente che mira al “divide et impera” la sta meticciando ben coadiuvata da un codazzo di leccapiedi cosidetti intellettuali progressisti, presidenzialisti nella stampa e nelle varie televisioni. Più la lingua sarà equivoca più sarà facile, sostiene il filosofo Onfray in "Teoria della dittatura”, abolire la libertà. Obiettivo al quale si perviene praticando una lingua ibrida, piegata alla velocità dell'oralità e non alla meditazione dello scritto, ricorrendo a codici con doppia valenza, distruggendo lemmi, introducendone altri di lingue straniere e incomprensibili ai più. L'operazione, mi auguro che a nessuno sfugga, è in corso. Ma la democrazia non corre rischi: il dittatore e i suoi caudatari in erba sono soltanto dei domatori di grilli.In questa ebdomada i lemmi sono guidati da una elaborazione concertistica notissima, vera fonte di delizie sonore: lo spartito offre infatti uno di quei miracoli di semplicità incantata che costellano l'opera omnia dell'artista. Nella visione fiabesca della danza siciliana, sul palpitare regolare degli archi, i due pianoforti attaccano come in medias res, suggerendo la premura di un' aria che si snoda per ampie volute melodiche, delicati ricami di semicrome e forti spinte emotive protese senza fine. Porgete attenzione al temperamento essenziale dell'elaborato notistico, che àltera una mera scala discendente in un incipit di grande densità espressiva; oppure al procedere per imitazione dei due solisti, dilatazione all' infinito delle intime risonanze della melodia. La sobrietà di tali atti implementa una intonazione lirica di tale candore tecnico da risolversi senza residui in primigenia, immediata eloquenza di valore universale.                          Appendice musicalePare che in questo periodo di crisi virale vada molto meglio ai cantautori, a uno in particolare. Bob Dylan, dopo anni di battaglie pacifiste, di sinistra (anche se pare che lui non volesse, almeno così racconta), e sempre controcorrente (ha ritirato l'immeritato Nobel per la Letteratura con un anno di ritardo e con abbondante puzza sotto il naso) ha venduto i diritti delle sue canzoni per 300 milioni di dollari alla multinazionale Universal Music. E dire che era un anticapitalista. Avevano ragione gli antichi romani: pecunia non olet . Il denaro non puzza.                        Appendice timorosaHo la consapevolezza che la mascherina della salute è indispensabile. Più della maglietta di lana da indossare in questo periodo freddo. Non mi garantisce l'immunità da Covid, ma mi tutela. Tutti dobbiamo farne uso. Se vogliamo salvare la pelle dobbiamo nascondere la faccia: un'onorevole scappatoia per molti politici. Che, occultandola, tentano di accreditarsi come intelligenti. Quando copriamo il volto rinunciamo a una parte di noi stessi. Il viso rispecchia l'umanità dell'individuo. Il viso è la vera carta d'identità rivelatrice della natura e della storia di ognuno. Da nove mesi, però, stiamo vivendo camuffati. La maschera sta assumendo sempre più un significato metaforico: è diventata il simbolo di una collettività impaurita. Non solo dalla pandemia, ma anche dalla crisi sociale e economica che incombe. Ci aspetta una guerra più dura e più lunga di quella combattuta contro il coronavirus. Non possiamo affrontarla con gli attuali condottieri, che sono scalcagnati soldati di ventura e d'avventura. Dopo avere combinato disastri spacciandosi per legislatori hanno avuto l'improntitudine di lodare la loro condotta, che nella lotta al Covid ha dato risultati tra i peggiori al mondo. Sono quisque de populo improvvisatisi statisti. Nascosti dietro le maschere si ostinano a stare in piedi come se fossero vivi. Perciò ho una fottuta paura.