La riva dei pensieri

Rosa intenso


La frase idiomatica "pink share" fu coniata negli Anni sessanta del secolo scorso negli Stati Uniti e subito dilagò nel lessico di ogni lingua. Da noi fu tradotto in "quota rosa".  Il rosa, colore della grazia femminile, era la contrapposizione al blu pigliatutto maschile. Il potere politico, giudiziario, accademico, amministrativo era, e ahimè ancora lo è, appannaggio di noi maschietti; poco o nulla restava al fragile contropotere delle donne. C'era da superare una sopraffazione millenaria e un pregiudizio che affondava radici negli abissi della storia. Per dire della discriminazione basta ricordare che 6.000 anni fa i Sumeri rappresentavano graficamente la donna con il triangolo pubico, simbolo dell'istinto sessuale, e l'uomo con il profilo della testa, simbolo dell'intelligenza. Il sopruso fisico e morale ha attraversato i millenni. Fino a sessant'anni fa quando il rosa rivendicò gli stessi diritti del blu. E pari opportunità. Ora è il tempo della vendetta. In questi giorni ho letto nel settimanale "Le nouvel observateur" che a  Parigi la sindaca Anne Hidalgo ha nominato dirigenti comunali 11 donne e 5 maschi. Ha violato la legge della parità tra i generi e  probabilmente pagherà una multa salata. La bussola del potere indica ormai un altro nord. Il rosa è sempre più rosa intenso. Violentemente intenso soprattutto per noi maschietti, ovviamente. Ai quali, di blu, è rimasta soltanto la famosa pillola, illusione dell'antica potenza. Con le sue stravaganze ce la siamo cercata. E ben ci sta. Il pentagramma musicale che contorna lo scritto di questa settimana è una composizione determinata da tre pulsazioni ovvero in un tempo  ternario. Fu la prima del repertorio ad essere divulgata e si adattava assolutamente alle attese del pubblico di allora sia in termini di atteggiamento che di stile. Il brano è ben tratteggiato da momenti musicali eterogenei che prima emergono in descrizione e di seguito sunti in una intensa conclusione esuberante . Le prime note creano una situazione coinvolgente e alma di ricercatezza e la rilevante durata del pezzo passa quasi inosservata, tali sono la grazia compositiva e la varietà delle idee tematiche dell' Autore.                                           Appendice incredibileDal nostro padre Dante a Pinocchio. Tutto deve passare nel tritacarne del politicamente corretto. La Storia va riscritta secondo nuovi canoni interpretativi, la cultura revisionata, le opere di fantasia vanno riproposte in chiave moralistica. E attenti al linguaggio: che sia unico e universale. Dagli Stati Uniti all'Europa è una gara a chi è più puro e “correct”. Una corsa alla quale ora partecipa anche la nostra Rai giallorossa, che ha già conquistato posizioni di prima linea. Alcuni giorni fa, in fascia protetta pomeridiana, ci ha presentato una favolistica aggiornata. La Bella addormentata nel bosco si risveglia non al bacio del principe azzurro, ma a quello saffico di una principessa. E Pinocchio, lo scavezzacollo di legno figlio di Collodi e Geppetto, va ri-declinato nel genere: non più burattino maschio ma ermafrodito. E guai a dire che stiamo precipitando nel baratro dell'idiozia. La sinistra mondiale insorgerebbe. Mao Tse Tung, uno dei suoi padri, sosteneva che bisogna ridurre il passato a una pagina bianca. Ci stanno riuscendo. Questi agitatori di coscienze sono una minoranza, organizzata e molto attiva, che gode del consenso ideologico e parolaio dei radical chic, rivoluzionari da salotto. Come avverte Flaiano: attenti, "in ogni minoranza intelligente c'è una maggioranza di imbecilli."