La riva dei pensieri

Ridisegnare la rotta


Sono consapevole che seguendo la rotta dell' andare esistenziale posso imbattermi in intralci ed inconvenienti che danno la percezione di non poterli superare, e indurmi ad ammainare le vele della volontà e della comprensione degli accadimenti. In quegli attimi devo rintracciare una piccola rada riparata e sicura dove sostare e ridisegnare la rotta. Con una preghiera assicuro l'ancoraggio dell' anima e porgo attenzione al timone del pensiero per osservare l' ostacolo, lo esamino con attenzione e nel frattempo ne approffitto per sorseggiare un sorso d'esperienza dalla mia mente.Soppeso la presenza  del disagio come fosse un prodigio negativo del destino senza sovrastimarlo ma neppure minimizzandolo. Valuto ogni caratteristica e lo sguardo rimane vigile sentendo nell'inciampo gli spigoli infidi e la subdola macchinazione per ingannare e farmi cadere nel suo trabocchetto. E' un attimo che trascorre consapevolmente e la brezza leggera del mio adorato mare ricompone l' analisi e si insinua tra i ricci dei capelli senza arruffarli. In quel momento credo di aver trovato la soluzione. Elaboro e custodisco con cura la nuova mappa con altri itinerari e riferimenti. Poi con un impeto più deciso isso le vele dell' impegno risoluto e affronto le onde avverse della realtà con maggiore cura e considerazione, scacciando quel timore che prima appariva agghiacciante e impossibile.L' invito musicale è una sonata che si avvicina allo stile giovanile del Musicista. L' incipit appare deliziosamente melodico ed orecchiabile, tenerissimo nel sistema tonale, con una espansione notistica accessibile e di congruenze esigue. Segue un ulteriore cadenza che si realizza con una inserzione di motivi concisi e amabili, un po' fanciulleschi.  L' epilogo si dipana ironicamente  e nello stesso tempo è energico e danzante. In definitiva la composizione è discorsiva in tutte le tre parti insolitamete espressi ed incrociati nella forma  più composita cioè quella bitematica e tripartita. Appare evidente che l'Autore riesce a celare la sapienza delle sue conoscenze dietro un apparente ovvietà.                                     Appendice annacquataVerdi, "La Traviata": "Libiamo, libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora …". Mascagni, "Cavalleria rusticana": "Viva il vino spumeggiante nel bicchiere scintillante, come il riso dell'amante …".Stop. La musica è finita. Il direttore d'orchestra è astemio. D'ora in poi soltanto "brindisi coi bicchieri colmi d'acqua", come nei versi di una canzone in voga nel secolo scorso.  Lo chiede l'Europa, sic! E, una volta tanto, direbbe una verità storica. O di cronaca nera. L'Unione europea, infatti, minaccia di dealcolizzare il vino, in tutto o in parte. La proposta è contenuta in un documento di lavoro di quell'esercito della salvezza che è il parlamento di Bruxelles dove la maggioranza è nordica. Ossia di quei Paesi i cui abitanti preferiscono la pinta di birra al mezzo litro di rosso. La loro cultura ha radici diverse dalle nostre. La civiltà mediterranea è quella del pane, dell'olio, del vino. Risale alla ubriacatura biblica di Noè. Vogliono annacquarcela. Questa Europa, impotente e pasticciona di fronte alla pandemia e alle invasioni dal mare, la stessa che ha legiferato sulla curvatura delle banane e il calibro dei piselli, ora vuole trasformare anticristianamente il vino in acqua. Si può essere ubriachi anche senza avere bevuto vino.