La riva dei pensieri

Addio al mio segnalatore temporale


Ieri ha esuarito la vitalità meccanica il mio segnalatore temporale e non solo le sue batterie. Insomma si è ridotto in frantumi l’orologio, per la gioia della tata e di mia figlia tra l’altro. Devo confessarlo sì, era un po’ rimbonbante e quando visionavamo la televisione il ticchettio sommergeva il sonoro e, a volte, io stesso non riuscivo a riposare durante la notte. Ma era il mio orologio fin da quando frequentavo il liceo. Personalmente ho sempre  difficoltà a trovare uno nuovo: non mi assomigliano mai, non mi dicono nulla. Poi, devo essere sincero, quando passiamo un po’ di anni assieme, sul polso destro, diventiamo amici. Come questo che avevo: dopo un inizio di odio, io e lui siamo scivolati da uno scoglio di fronte al mare. Lui si è rovinato ma ha resistito, come me. Io l’ho curato e poi, visto che l’aspetto da catorcio mi piaceva, ho accentuato l’effetto vissuto apportando piccole modifiche (lima, mazzuolo, tornio). Ora non ce la fa più, se n’è andato. terrò il cinturino ma dovrò cercare una nuova clessidra da polso che non mi faccia troppo vergognare e che magari sia un po’ più silenzioso!La colonna sonora è tratta dall' atto III dell' opera "La Gioconda" (Danza delle ore) di Ponchielli. Intermezzo musicale che incornicia una breve coreografia. La propongo in un arrangiamento inconsueto ma assai originale.                                                                                                Appendice identitariaDa anni la mia bandiera, quella dei quattro mori, la vedo sventolare per il mondo in tutte le occasioni e anche ieri sera a Londra, nella festa italiana, un mio corregionale se l'è avvolta sulle spalle. Riconoscibile e riconosciuta da tutti, fortemente identitaria di una regione e di un popolo. Nessun italiano, come noi sardi, si porta appresso la propria bandiera e la sventola orgogliosamente anche laddove potrebbe sembrare fuori contesto. Difficile vedere quella di altri corregionali.  Per una semplicissima ragione: la bandiera non ce l'hanno o meglio, in molti casi è quella concepita in fretta e furia nel 1995, quando la Presidenza della Repubblica decise che tutte le regioni dovessero avere il loro stemma e persino la Sardegna provò a proporne uno nuovo seppure coi 4 mori sullo sfondo. Quella sarda è dunque l'unica bandiera storica in Italia ed ha rappresentato anche l'immagine del Regno di Sardegna negli anni in cui il Piemonte cadde sotto il dominio francese. Io sardo mi sento e sono italiano. Ma lo sono da sardo, con la mia storia, la mia identità, la mia lingua e le mie tradizioni. E da sardo voglio crescere insieme all'Italia, nazione che ho contribuito a costituire ma che spesso si comporta da matrigna regalando migliori opportunità agli altri figli. Facendo venire la voglia di fuggire lontano.                                               Appendice pacchianaE' l' era della divulgazione estesa, rumorosa, impertinente, rozza, persino sacrilega. Sembra che per accreditare istanze anche sacrosante, sia necessario "bucare" lo schermo con qualsiasi mezzo. Sono perciò ammessi falli, perizomi, borchie, oscenità varie o, quanto meno, scelte di dubbio gusto. Una sorta di "il fine giustifica i mezzi", concetto che, tra l'altro, Machiavelli non ha mai espresso in questi termini. Ora pare che gli influencer e i rapper siano i portatori del verbo. Oddio, il livello del ragionamento è, a mio modestissimo parere, piuttosto elementare. Basta riempirsi la bocca con la difesa di un diritto inviolabile della persona e il più è fatto. Per condurre una battaglia basta tatuarsi dall'ombelico sino al collo, sconfinando nel viso e nella testa. Servono poi un po' di piercing qua e là, lo smalto per unghie di colore vivace (vale per noi maschietti) e qualche altra amenità. Qualche immagine televisiva mi riporta l' immagine di Enrico Berlinguer, mentre una folla imponente lo seguiva in difesa di diritti inviolabili: il lavoro, la sicurezza in fabbrica, la dignità delle retribuzioni, la libertà di espressione, di riunione. Cose non scontate in tante realtà lavorative. Lui, uomo giusto ma modesto, indossava giacca e cravatta.