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FATTI ATTORNO AD UN ASCENSORE - PRIMO: UNA DINAMICA RELAZIONALE


Certamente non era attraente. Sulla quarantina, si poneva sempre in modo trasandato; non per l'abbigliamento per il quale teneva, forse costretto dal lavoro, uno standard piuttosto elegante, bensì per il suo proprio aspetto.La capigliatura era spesso disarmonica,  impiastricciata da una evidente eccessiva secrezione sebacea e la forfora gli copriva le spalle, luccicando imbarazzante, sopra il completo nero che indossava inconscenziosamente talvolta. Il viso pallido, arrossato dalla costante sudorazione; le mani, infettate dalla medesima sintomatologia,le asciugava ripetutamente lungo i fianchi. Disgustoso.Quando lo incontravo in fronte l'ascensore, già mi sentivo in ansia al pensiero sulla difficoltà a respirare che avrei dovuto sopportare non appena vi fossimo saliti: l'abbondante quantità di deodorante che portava si mescolava all'acido odore proveniente dalle sue ascelle, rendendo in pochi istanti l'aria densa, soffocante, dolorosa.Questo supplizio, aggiunto a quanto già detto, non poteva che svelarmi scontrosa e ben poco propensa nemmeno al minimo scambio di cordialità.D'altro canto lui stesso non osava emettere alcun suono, ammutolito da quello che ero convinta essere imbarazzo, reale vergogna per se stessi.Un atteggiamento il suo mal celato, tanto che avevo l'assurda sensazione di sentirmi colpevolizzata. Come se fosse mia responsabilità la sua condizione. Ero lì che quasi rasentavo la paranoia per colpa di quello spregevole individuo con quel suo atteggiamento.Intendiamoci, io sono una donna alta, dalle gambe lunghe, slanciate; dal fisico atletico e asciutto; ho un seno del quale posso vantarmi, e sono bella, e sono affascinante...E probabilmente quel povero imbarazzante indivduo, che lei incontrava ogni giorno e con il quale sopportava quei due minuti di ascensore, non una parola, appena qualche fugace incontro di sguardi, avrebbe voluto dirle qualcosa. Rivelarle un pensiero che lo affliggeva. Un pensiero intenso che lo faceva soffrire, che lo struggeva. E ogni volta che la incontrava egli impallidiva, sudava. Sudava tanto, e il sudore gli guastava i capelli...Ma di questo pensiero lei non saprà mai nulla.Giovedì mattina alle ore 5:37, nella cucina del suo appartamento al sedicesimo piano, la sedia perdeva equilibrio cadendo, lasciandola appesa per il collo alla corda.THOalex (manoscritto del 08/05/2010)