L'Acchiappa Guru

Osho, il famigerato copione


Bhagwan Shree Rajneesh, che negli ultimi anni si fece chiamare Osho, cominciò ad organizzare campi di meditazione nel 1964 in India, nel Rajastan. Nel 1974 fondò un asharam a Puna in cui entrarono molti occidentali. Nel 1981 si stabilì negli Stati Uniti, nell'Oregon, dando vita ad una comunità in cui confluirono più di 7.000 persone. Le attività degli "Arancioni" erano varie e articolate: aziende agricole, case editrici, piccole fabbriche, alberghi, università.
Osho mise a punto un sincretismo assai originale fra varie dottrine orientali. Si possono identificare nella sua predicazione elementi portanti, come quelli desunti dall' Induismo, dal Tantrismo, secondo i quali tutto è sacro, compreso l'atto sessuale, anzi il sesso è un mezzo per progredire nell'ascesi spirituale, per arrivare a trascendere la sessualità senza reprimerla.Il Buddhismo è presente nel gusto del paradosso, tanto caro ad Osho mentre le pratiche yoga hanno una parte preponderante nella prassi della meditazione e della danza. Osho attinge a piene mani nelle tradizioni di tutto il mondo dalla mistica Sufi (di cui si praticano le danze estatiche e i rituali di trance) agli scritti dello Pseudo Dionigi l'Aeropagita, dall'alchimia tardo-medioevale alla religione di Zoroastro, dagli Hassidim ebraici ad Eraclito.Egli però si burla delle religioni e della morale tradizionale e in questo senso si ispira massicciamente a Friedrich Nietzsche delle cui opere il "maestro" propone continui elementi, sempre omettendo di citare la fonte: "Diventa ciò che sei", "Voi guardate in alto perché cercate elevazione, io guardo in basso perché sono elevato"...Altri autori sono riscontrabili nel messaggio "arancione": come Freud, Jung, Adler, i saggi del Tao e persino Paolo di Tarso. La meditazione è il punto di forza di questa prassi religiosa. Esistono vari modi di meditare, ogni adepto o sanyasi può scegliere il modo che gli è più congeniale. I seguaci devono osservare tre precetti: vestire sempre con colori "caldi" che vanno dall'arancione al bordeaux, portare al collo il mala, che è una collana di perle di legno con il ritratto di Osho, e infine sottoporsi all'iniziazione durante la quale si riceve un nome nuovo. Osho affermava di aver fatto una parte del cammino interiore con il Buddha, ma poi l'illuminato gli era sembrato eccessivamente ascetico....Ha camminato con Gesù; ma non avrebbe mai condiviso il Calvario (sic!). Eppure le parole del maestro sono state linfa vitale per i suoi discepoli, anche se appaiono estremamente contraddittorie, paradossali spesso istrioniche.Infatti il nocciolo del suo insegnamento è stato di negare ogni insegnamento. Non esiste per Osho nessun Dio né l'aldilà dopo la morte. Ognuno deve percorrere la sua strada e può farlo solo dubitando di tutto: "Dubita e dubita radicalmente, perché il dubbio è un processo di
purificazione, sottrae alla mente tutto il pattume che la ottunde. Ti rende di nuovo innocente, torni ad essere il bambino che genitori, preti, educatori hanno distrutto" diceva il maestro ispirato. E ancora, "Una persona morale resta stupida e priva di intelligenza perché dipende dalla guida degli altri". La continua affermazione che bisogna "accertarsi come si è col proprio corpo, i propri istinti, i propri desideri".Il successo di Osho risiede in un paradossale e superficiale sincretismo ma soprattutto in un furbesco compromesso che permette di conciliare tutte le esigenze, come la ricerca della totale libertà e del piacere, il tutto sublimato come superiore e felice conquista spirituale della propria autenticità.Più il guru predicava: "Non seguitemi, non abbiate fede in me, siate solo voi stessi" più gli adepti lo idolatravano, lo vedevano come un semidio dotato di poteri magici. E questa divinità, vestita di seta con una settantina di Rolls-Royce accumulava una enorme fortuna.Oggi dopo la morte di Osho nel 1990 gli Arancioni (tre milioni al mondo) si dedicano a vari tipi di "cure" alternative proponendo massaggi, ipnosi, bioenergetica, riflessologia plantare, medicina olistica e chi più ne ha, più ne metta.
Cecilia GATTO TROCCHINuove forme di aggregazione: le sette