Spremi-acume di film

Una critica-provocazione invece dei soliti lacché


Alberto Sordi è stato una grande maschera nella galleria dei simboli più significativi della commedia italiana e della nostra cultura popolare, alla pari con Arlecchino, Brighella, Pantalone e Pulcinella. Aveva un copyright con quel suo faccione sornione, occhi furbi, lavativo. I suoi mostri: i difetti degli italiani, i tic, fragilità, ossessioni, simpatiche cattiverie. Era pavido e scanzonato: non abbandonava mai quella maschera. Sordi al cinema non sentiva gli umori della famiglia, perciò faticava a interpretare quel ruolo: aveva sempre mogli e figli grassi e ridicoli. Lui del resto nella vita privata aveva sposato il suo lavoro, la sua casa maniacale dove non c'era spazio per una donna se non per le sorelle. Quando raccontava che aveva paura di svegliarsi di notte con un'estranea nel letto, lo diceva per davvero.Essere schiavi di una maschera è una grande fortuna ma anche una prigione. E' difficile controllarne le inevitabili mutazioni nel tempo. Lui non capiva il mondo dei giovani. Non aveva contatti: viveva come in un suo film tra feste, omaggi e serate. Ma nella sua casa si respirava un'atmosfera di ombre e penombre, c'era un ordine che non corrispondeva a quell'immagine di anarchico caciarone, una casa dalle serrande abbassate dove non entravano la realtà e i rumori della strada. Non rideva quasi mai dentro casa. Non usciva al mercato, non studiava nuovi linguaggi giovanili, nuove musiche. Per un commediante è essenziale essere pedinatori, detective, osservatori, si deve conservare la voglia di stupirsi e indignarsi. Alcuni registi lo evitavano per la sua cialtroneria e l'essere scorbutico. L'albertone in realtà era uno che..."Chi? Ma come sona, quello! E' na cagnara de tamburi!".Negli anni '90 una rivista di Destra lo attaccò. Scrisse che Sordi era stato una catastrofe...: lo accusò di non aver saputo criticare il costume degli italiani e di essersi limitato a clonare delle macchiette sul modello medico della mutua. Lui commentò amaramente: "Roba da pazzi! Certo, bisognava aspettarselo dall'estrema sinistra!. Carlo Verdone gli rispose: "Guarda che l'attacco viene da destra". "Ma davèro?!!! -replicò subito- Ma che la destra m'attacca?!!!". E rimase un minuto nel più terribile dei silenzi. Sembra la battuta di un suo film. Quel film di cui Sordi, secondo Verdone sul Corriere, era rimasto prigioniero.Vorrei ricordarlo con tanti suoi filmati. In questi giorni di ricorrenza. Da Il Vigile, Il marchese del Grillo, Il medico della Mutua, L'avaro, Tutti a casa, Il moralista, il gesto con "lavoratooori....della terra!" ne I Vitelloni, Lo scopone scientifico, La grande guerra, Il mafioso, Il vedovo. Ma non basterebbe, anzi vorrei ricordarlo così.