Aessenza Ondivaga

An_corata


  Mi assale un egoismo di parole.Solo mie. Ispide, ingolate, ispessite.Scivolano come bava di lumache sulla lingua.Tacciono vischiose.Ma è solo rena scarlatta in grani grossi.Raggrumata, rappresa, solo palta e acqua.Senza via di fuga contro il muro dei miei denti.Serrano il silenzio, ammassate ammansite prone.Sono grani di rosario annodati uno ad uno. Come prece d' una giaculatoria stanca.Petali senza corolle e corone.  
  Sono le parole che non so, quelle che nemmeno io conosco. Quelle che non amo ma non so ancora odiare. Quelle che annodano la gola di silenziosa e pesante indifferenza. Figlie orfane errabonde destinate a cercar gemelle.  Sanno d’insipienza che ingozza al primo morso. Scipita inconsistenza di un’irragionevolezza da ingollare fredda.E non cerco iati e dittonghi a questi periodi sgrammaticati e sdruccioli. Ai pensieri. Ai punti fermi. Non trovo che il senso di una logica elementare.Non v'è altro che stagnato senso sinottico nei giorni muti, nei giorni stanchi, nei giorni così.Nel buio ingrassano le paure, nel silenzio annichiliscono le scuse.