Aessenza Ondivaga

Dedicato


Nelle notti scorse la luna mi è parsa galleggiare, troppo grande e bianca per incorniciarla tra le nuvole. Così vicina all'intercapedine che ho, quella tra me e il mondo. Ed io con lei muta quando peso i dettagli. Come gli sguardi che sembrano vestiti di vento eppure restano sempre silenziosi. E dentro, in quell'attimo in cui siamo protesi così, le dita che abbiamo si perdono dentro noi, pare per seguire il percorso di una magia, sotto la pelle vulnerabile, sfumandola prima, picchiettandola appena, cercando punti irrisori che sfarfallano oltre, poco più in là del sentirci candore. E' un gioco d'artista. Quello delle minuzie che pochi sanno e ancor meno ricordano. E' il campo dei miracoli tutto dentro al foglio della notte. E appena sotto banco sbordiamo e poggiamo i piedi sul rigo delle cose che respirano piccolissime. E allora val la pena non dormire ancora e dar consistenza agli attimi. E c'è un pensiero più caldo mentre si ferma il vento e non sento più daltonismo agli occhi. Vigono le sole variabili, tutte quelle di domani. In un pensiero che mi fa da spalla. La sequenza fortunata di baci che scendono speleologi oltre la crosta. In un magma incastonato che ribolle, a  cristallizzarmi tumultuosa, dove soverchio e non ritorno solida. Dirmi di dettagli cari, in un giro di giostra e uno di braccia, poco sotto a tutto. Respiro. La notte odora di luna e non stride più il vento posato sulle foglie. Ci son gomiti che si piegano per venirci a cercare, vicini, tanto da non esser limite, ma solo la rifrazione di un attimo in cui voler annegare.
  .....Ho come il mio primo pensiero addosso, quando ebbi il mio primo pianto isterico, trentasei volte fa, provondo i polmoni e il mondo...