AffannosaMente

Bambini abbandonati.


Quelle parole, pesanti come macigni, venivano scagliate senza pietà contro il mio corpo raggomitolato in una ridicola posizione fetale.Nell'aria si avvertiva una tensione elettrica, molto simile a quella che preannuncia un temporale. Stava per succedere di nuovo.Non sono mai stata efficiente come velocista, ma gli scatti mi venivano bene. Purtroppo non c'era mai abbastanza spazio, abbastanza tempo per chiudermi quella porta alle spalle.Solo dopo potevo riprendere, molto lentamente, a sentirmi al sicuro, solo dopo.La furia si scatenava su di me con irruenza cieca, senza badare ai vani tentativi di difendermi. Non c'era alcun orecchio teso ad ascoltare le mie suppliche, le mi richieste di perdono.Durava sempre troppo. I minuti si trascinavano lenti come anni e mi obbligavano ad ingoiare sorsate ingorde di paura e dolore. La morte non era poi una prospettiva così lontana.Ad un certo punto, pareva che fosse abbastanza. E smetteva. Rimanevo sola, nuda come un verme nell'animo più che nel corpo. Passavo le mani nei punti più dolenti, cercavo di ricomporre i pezzi di me che sembravano non appartenermi più. Un labirinto di lividi e graffi, nessun abbraccio che mi cullasse, solo una vergognosa e indifferente solitudine.