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« Costole e dolore. | He said yes! » |
Ѐ un dolore crudele, acuminato, lacerante quello che mi sta strappando l’anima da dentro. La voglia di vivere è partita per un lungo viaggio e non ha lasciato detto quando tornerà.
Aggrappata sulle mie spalle, come un parassita vi è una compagna invadente, pesante. Mi si è attaccata addosso e non si schioda più, mentre io vorrei tanto fermarmi e riposare.
Ogni cosa è uno sforzo, l’indolenza regna sovrana nelle mie azioni, portate avanti più in automatico che con volontà. Le cose da fare si susseguono e come un bravo soldatino eseguo gli ordini, con precisione, nei tempi corretti, ma senza passione. Non gioisco nemmeno delle cose per cui è giusto gioire. Mi chiedo se è questa la morte, se sono già morta e ancora non lo so.
Come quegli animali che riescono a sopravvivere per un periodo di tempo senza la testa, mi viene lecito chiedermi se qualcuno non ha staccato di netto pure la mia, se questo vuoto interiore è dovuto realmente ad una mancanza di connessioni, a dei nervi recisi o a qualsiasi altra plausibile causa organica.
Sono innamorata, ma questo amore non riesco più a trasmetterlo, a comunicarlo. All’improvviso il mio ombelico è diventato così interessante che da un mese a questa parte non faccio altro che rimirarmelo.
Vorrei sentire un dolore buono, positivo, un dolore acuto, ma capace di stordirmi e insieme svegliarmi da questo torpore. Sono rinchiusa in una gabbia di dolore asintomatico. Sto morendo senza dare alcun segno esteriore.
Non ho voglia di lottare.
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Inviato da: cassetta2
il 24/10/2020 alle 18:28
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