Fedeli per la vita

Caccia: riconosciuto il reato di maltrattamento per richiami vivi....


CACCIA. LA CORTE DI CASSAZIONE RICONOSCE IL REATO DI MALTRATTAMENTO PER I RICHIAMI VIVI. L'ENPA RACCOGLIE L'APPELLO DI ANDREA ZANONI: MOBILITATE LE NOSTRE GUARDIE ZOOFILE Una sentenza che finalmente pone fine alla prassi di usare richiami vivi per la caccia. Questo il commento dell'Enpa in merito al pronunciamento con cui la Corte di Cassazione ha stabilito che "detenere gli uccelli in gabbie anguste piene di escrementi, essendo l'inadeguata dimensione delle gabbie attestata dal fatto che gli uccelli hanno le ali sanguinanti, avendole certamente sbattute contro la gabbia in vani tentativi di volo, integra il reato di cui al’articolo 727 comma 2 del Codice Penale poiché, alla luce del notorio, nulla più dell’assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelli". I richiami vivi, spiega l'Enpa, rappresentano un aspetto particolarmente cruento e contestato della pratica venatoria. Si tratta, infatti, di animali allevati o catturati - con autorizzazioni regionali o provinciali - e imprigionati in gabbie piccolissime. Costretti a vivere in luoghi bui come le cantine per ingannare il loro orologio biologico, vengono esposti alla luce del sole soltanto durante la stagione venatoria. In questo modo gli uccelli, confondendo l'autunno con la primavera, sono spinti a cinguettare per richiamare i loro simili e, quindi, a fare da esca per altre prede innocenti. Un barbaro ed arcaico sfruttamento degli animali che, anche in virtù delle normative vigenti, non ha proprio più senso di esistere. Purtroppo, negli impianti di cattura autorizzati dalle Regioni, che violano tra l'altro la Direttiva Comunitaria 2009/147/CE in quanto si tratta di strumenti non selettivi e che trovano la netta contrarietà degli istituti scientifici, è consentita la cattura selettiva di alcune specie, ma di fatto finiscono imprigionate anche quelle rigorosamente protette e molto rare. Molti uccelli, comunque, muoiono per lo stress, per le terribili condizioni di detenzione, nonché per la privazione della libertà. «Se la Corte di Cassazione ha stabilito che “nulla più dell’assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelli” – dichiara l'Ente Nazionale Protezione Animali - significa che essi non possono e non devono essere detenuti all'interno di gabbie anguste, anche durante lo “svolgimento” della caccia. Per questo, raccogliendo l'appello dell'Eurodeputato Andrea Zanoni, abbiamo mobilitato le nostre Guardie Zoofile per una serie di controlli sul territorio. Invitiamo i cittadini a segnalarci chi dovesse detenere uccelli all'interno di gabbie tanto piccole da non consentire loro neanche di aprire le ali». «Con questo pronunciamento la Corte di Cassazione ha scritto la parola fine sulla pratica dei richiami vivi – prosegue l'Enpa-: auspichiamo che il nuovo Governo dia seguito alla sentenza della Suprema Corte, eliminando questa usanza barbara, incivile ed ora illegale».