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Fare qualcosa di sinistra: una missione (quasi) impossibile dopo i ceffoni...


C’è un cartello eloquente, anche se solo ideale, sul portone dei palazzi parlamentari del nostro paese. E sopra la scritta “wanted”, così come recita la più classica iconografia western, c’è una foto della sinistra italiana. Lo stesso cartello è stato idealmente appeso anche sulla porta del parlamento europeo e in moltissimi consigli provinciali appena rinnovati dall’ultima tornata amministrativa.La Sinistra italiana non esiste più. O meglio: c’è sotto forma di uno spezzatino con patate. Una sorta di cintura di asteroidi impazziti, qualcuno un po’ più grande, qualcuno un po’ più piccolo. Nessuno, comunque, in grado di evolversi in pianeta per cercare di fare qualcosa di grande. Ovvio: essere seduti in un parlamento o in un consiglio provinciale/comunale non significa necessariamente incidere sulla vita delle persone. Ma il risultato elettorale degli ultimi due anni porta con se un’indicazione ben precisa di quello che l’italiano medio vorrebbe dalla politica del nostro paese. Anche nell’orbita del centrosinistra, accezione duratura che, se si vuole tornare a governare (ovunque) deve essere per forza ripresa con una certa convinzione.Se ne facciano una ragione il buon Diliberto o l’inascoltabile Ferrero. Si rendano conto (se ne sono capaci) che i ceffoni incassati negli ultimi due anni hanno radici profonde. Perché, pur condividendo le idee sull’anticapitalismo o sulla re-distribuzione delle ricchezze, anche una fetta ingente degli operai di Mirafiori (che addirittura, sbagliando, si sono affidati alla Lega Nord) si sono resi conto che con il nobile ideale non si porta a casa lo stipendio, non si paga il mutuo della casa e non si mandano a scuola i figli. Fare “qualcosa di sinistra”, oggi, significa farlo nel concreto. Senza per forza scomodare il passato o un ideale utopico che, nel 2009, andrebbe probabilmente “aggiornato”.Si può fare? Può darsi. Sicuramente è una sfida. Da vincere se si vogliono prendere decisioni che possano davvero cambiare in meglio questo paese. Altrimenti la strada del declino è inevitabilmente segnata. E la stagione dei “ceffoni” (in senso elettorale s’intende) destinata a continuare ancora per un bel pezzo...