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Dal sito www.stragi.it, il sito dell'associazione famigliari delle vittime della strage alla stazione di Bologna.
Le vittime non erano bersagli politici, erano persone comuni. 85 morti e 200 feriti: una strage di stampo fascista.
John e Chaterine erano due giovani fidanzati inglesi, erano in viaggio per l’Europa, prima di iniziare le loro carriere. Si erano laureati poche settimane prima e avevano deciso di partire insieme per un periodo di vacanza.
Il 2 agosto la loro vacanza li aveva portati a Bologna. Anche loro, come molti altri, stavano aspettando il treno.
Carlo, il padre; Anna Maria, la madre; Luca il figlio di 6anni: erano una famiglia felice che è stata spazzata via dalla bomba.
Il venerdì erano partiti in automobile da Tavernola, una ridente frazione di Como, per raggiungere un villaggio turistico a Marina di Mandria, in provincia di Taranto. In autostrada, quasi alle porte di Bologna, sono stati tamponati. Carlo che si intendeva di motori perché era perito meccanico, aveva capito che si trattava di un guaio grosso: ne ha avuto la conferma all'apertura dell'officina. Una telefonata al villaggio per dire che sarebbero arrivati in treno poi, via di corsa in stazione. Sono arrivati in Centrale poco prima dell'esplosione, e sono morti tutti e tre, tra le macerie del primo binario.
Rossella Marceddu era con papà e con la sorella Sabrina, di 16 anni, in vacanza al Lido degli Estensi. Rientrava prima degli altri a Prarolo, in provincia di Vercelli, per raggiungere il fidanzato. Per far contento papà aveva lasciato la moto per il treno "un mezzo molto più sicuro”. A Bologna, aspettava sul quarto binario il treno che l'avrebbe condotta a Milano
Nilla Natali, 25enne, era in procinto di sposarsi, aveva già ordinato i mobili su misura per la cucina della sua futura casa, ma essi rimarranno inutilizzati.
Pier Francesco Laurenti aveva 44 anni ed è rimasto vittima della strage per una telefonata. Aveva approfittato della sosta di un quarto d'ora del convoglio che dalla riviera romagnola lo avrebbe ricondotto a Parma per chiamare un amico, Vittorio, comunicandogli il suo imminente arrivo e chiedergli di preparargli qualcosa per il pranzo. Ma non è mai arrivato a Parma: l'esplosione lo ha colto pochi istanti dopo che aveva finito quella telefonata.
Tutte queste persone non vanno dimenticate, non devono finire nell'oblio. E' l'unico modo per rendere loro una piena giustizia. Quella che, nei tribunali italiani, purtroppo, non troveranno mai.
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