Vi parlo di me...

Post N° 40


Siamo tornati a casa. Manca una settimana alla loro partenza per la Tunisia. Io sono silenzioso. Non è che di solito parlo molto. Un giorno, a tavola, la guardo. Lei incrocia il mio sguardo. "Lello cos'hai, mi guardi e nn parli. C'è qualcosa che nn va?" Rimango in silenzio, lei insiste "Ma cos'hai? Sei silenzioso, mi guardi come se mi volessi dire qualcosa. Cosa vuoi dirmi?". Il mio silenzio. Ma nn ce l'ho fatta a tacere. Le dico "Vieni con me in camera da letto" Mi alzo, lei mi segue. In camera da letto, chiudo la porta perchè i bambini nn possano sentirci. Prendo il suo cellulare e le dico "Ora devi chiamare Nicoletta". Comincia a saltare per tutta la stanza come un grillo impazzito, come se avesse il fuoco sotto i piedi, vuole prendermi il telefono da mano "No, nn la chiamo!" mi risponde. "OK, allora la chiamo io". "No, nn chiamarla". "Non la chiamo anche perchè nn parlerei con Nicoletta, ma con Nicola, il caro Nadir. Grazia so tutto". Comincio a piangere, piango a dirotto. Le uniche cose che mi escono dalla bocca sono: "Ma perchè mi hai fatto questo? Che male ti ho fatto?". Lei era seduta sul bordo del letto. Mi ricordo il suo sguardo: era una statua di ghiaccio, una freddezza glaciale. La risposta che mi ha dato mi ha freddato come un colpo di pistola diritto al cuore "PERCHE' MI SONO INNAMORATA". In un primo momento queste sue parole nn arrivano al cervello, perchè era troppo offuscato dal dolore che provavo. Ma il loro significato mi è stato ben presto chiaro. Il mio errore è stato di rifiutare quel verdetto, quella sentenza di morte per me, di amore per lei, che metteva per sempre la parola fine al nostro matrimonio. Ho fatto la cosa che mi ha dettato il cuore. "Dammi un'altra possibilità, cerchiamo di ricominciare. Non buttiamo all'aria la nostra famiglia. Se ho fatto degli errori cercherò di correggerli. TI PREGO...". La supplicavo...Lei ci pensa, va bene, vediamo di ricucire il nostro rapporto". Quella notte dormo pochissimo, la conosco troppo bene, so quello che pensa (almeno mi illudevo). Mi sveglio e la sveglio "So cosa vorresti fare" le dico "Hai un biglietto aereo per Palermo. So che devi dare delle spiegazioni al (caro) Nicola e che nn lo faresti mai per telefono quindi, sabato sera partirai per Palermo, gli dirai quello che degli dirgli, e domenica torni". Sabato l'accompagno all'aeroporto, seguo il suo aereo che si alza in volo per Palermo. Lui viene a prenderla all'aeroporto e l'accompagna in albergo. Trascorrono la serata insieme durante la quale parlano di questa situazione. Grazia gli comunica che, ovviamente, nn sarebbero partiti insieme per la Tunisia, che la loro storia si concludeva li'. La domenica pomeriggio vado a prenderla all'aeroporto, torniamo a casa. Lei piange, ha pianto durante tutto il volo che la riportava a casa.Intanto io chiamo mio fratello a Firenze, gli chiedo se può ospitarci per qualche giorno. "Nessun problema, mi risponde". Ok, organizzo la partenza, mia e di Grazia, poco dopo che i bambini sono partiti con la nonna per Castelfranco. In questo modo cerco di distrarla, di nn farla pensare. Trascorriamo delle belle giornate, in giro per Firenze, le faccio tante foto. A rivedere quelle foto, il suo sorriso è spento, un sorriso malinconico. Forse lei pensa al suo Nadir che è in tunisia, da solo, senza Matilda. Forse?