Vi parlo di me...

La rabbia e la furia


Il giorno dopo sono solo in casa. Grazia ha portato i ragazzi dalla madre perchè la sorella ha voluto che l'accompagnasse a fare un intervento chirurgico. Mi rimetto al pc, rileggo tutto. "Amore mio ti prego, stai attenta. Sei sicura che nn si è accorto di nulla? sono preoccupato per te" "Stai tranquillo, Nicola, nn sospetta nulla..." Piango, piango per la disperazione, piango per la rabbia, piango perchè mi ha tradito. Grido, fortissimo, c'è la rabbia che sta montando sempre più su, fino ad oscurarmi gli occhi. Suona il telefono, è Grazia. "Passo a prendere i ragazzi, poi veniamo su". "Lascia stare i ragazzi da tua madre, li passiamo a prendere dopo. Vieni su che stiamo un pò da soli". Sono le parole che mi sono uscite dalla bocca, ma nn ero io che le pronunciavo. Arriva. Suona alla porta, io apro. Mi parla dell'operazione della sorella, io nn ascolto. La prendo per mano e la porto in camera da letto. Le tolgo gli occhiali, lei nn capisce. Un furore cieco si impossessa di me. Schiaffi e pugni, le sono sopra che la sto picchiando. Io nn vedo niente, so solo che la sto picchiando e grido con quanto fiato ho in gola. "Me lo merito, me lo merito, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, me lo merito". Smetto di picchiarla, giro per la casa come un toro impazzito dando calci a tutto quello che mi si trovava davanti, urlo a quarciagola fino a perdere la voce. Ritorno i camera da letto, prendo il suo cellulare e lo distruggo contro il muro. Le urlo "Ora te ne devi andare, fatti le valigie e vattene da qui, nn farti più vedere". Lei piange "Ma dove vado? Che diciamo ai ragazzi?" "Vai dove cazzo ti pare, nn me ne fotte un cazzo". Penso che le parole che mi uscirono da bocca in quel momento avrebbero fatto impallidire uno scaricatore di porto (che saranno invece persone bravissime). Prendo il telefono e chiamo l'amica di Capri "Lo sai che quando la tua amichetta diceva di stare con te cosa faceva? Si scopava il bravo Nadir mentre a me diceva che stava con te" "Lello ma che succede? Che le hai fatto?". Chiudo. Sono esausto. Mi sento svuotato di qualsiasi energia. La rabbia sta svanendo, mi accascio su una sedia e la guardo. Lei piange. "Lello..." Non ho la forza di piangere, nn ce la faccio. "Lello..." la guardo che sta facendo le valigie. "Dammi un'altra possibilità". "Vaffanculo". "Ti prego, dammi un'altra possibilità". Non le rispondo, piange.Non sono mai stato una persona violenta, odio la violenza e nn mi riconoscevo in quell'uomo che ha picchiato la donna della sua vita, la madre dei suoi figli, nn ero io. Quando quel toro infuriato ha abbandonato il mio corpo, il mio essere marito ha ripreso il suo posto. La guardavo. guardavo quello che avevo fatto alla luce dei miei occhi e nn capivo, una strana calma si impossessa di me. Figlio di puttana. IO. "Va bene Grazia, ti do l'ultima possibilità, ma alle mie condizioni". "Si". "Per prima cosa, ti revoco l'utenza, nn chatti più. Ora chiami Nicola e gli dici che è finita per sempre. ORA". Lei chiama, davanti a me, piange. Me lo faccio passare. "Sono Lello, nn ho il piacere di parlare con te. Dammi la tua parola di uomo che nn la cercherai più". "Va bene Lello, ti do la mia parola. Ti auguro buona Pasqua". Rispondo "Buona Pasqua a te e ai tuoi figli".