Airetikos

Ritorno al Monviso


Già dalla pianura si capiva che non era sicuramente la giornata giusta per la salita, le nuvole si arrampicavano lungo i fianchi della montagna coprendola completamente e la prospettiva era dunque di trovare quantomeno nebbia, ma quando hai solo quei giorni a disposizione e nulla da perdere, non puoi fare a meno di sperare in una botta di fortuna.Mal che vada si torna indietro.Era già successo molti anni fa. Insieme a Riccardo da tempo volevamo salire il Coulouir del porco, (si chama così che ci posso fare?) e poi fare le Punte Udine e Venezia insieme, ma in quel novembre le piogge continue impedivano anche solo di partire, fino a che un venerdì sera, quasi per disperazione abbiamo deciso di andare lo stesso, al massimo avremmo fatto colazione a Crissolo e saremmo tornati indietro.Ed invece, poco prima del Pian della Regina ci eravamo infilati nelel nuvole basse e ne eravamo sbucati fuori di fronte ad uno stupendo cielo stellato.Per tutta la giornata abbiamo avuto il muro di nuvole sotto i piedi, il freddo era terribile e mordeva la carne, il ghiaccio verde esplodeva sotto la piccozza ed i ramponi faticavano a crearsi un appiglio solido in quel colatoio vetrificato dal gelo.I pochi istanti in cui ci eravamo tolti le muffole per fissare l'imbracatura e legare la corda erano stati sufficenti a fare in modo che le mani facessero un male terribile mentre tornavano a riscaldarsi, ma eravamo in paradiso mentre salivamo in alto, sempre più in alto fino a che sopra di noi non c'era che cielo.Questo ed altri ricordi affioravano mente iniziavo a lasciare le prime nuvole sotto di me, ma già capivo che le altre erano troppo alte perchè si ripetesse il miracolo.Il Pian del Re, dove nasce il Po era pieno di gente. la nebbia velava e svelava il paesaggio
permettendomi di riconoscere i percorsi conosciuti.Di qui si va al Buco di Viso, usato dagli spalloni per portare il sale tra Italia e Francia, (o anche altri generi meno legali), ma anche al Colle delle Traversette che una delle tante leggende al riguardo indica come il luogo in cui gli elefanti di Annibale valicarono le Alpi per soprendere i romani nel loro territorio.Quell'altro è il sentiero per il rifugio Giacoletti , ad un certo punto si passa sotto una cascata...La sorgente del Po era presa d'assalto da gruppi di persone che si fotografavano accanto alla pietra che cita "qui nasce il Po"; altri riempivano le borracce alla sorgente . Saran stati tutti leghisti che officiavano la loro particolare eucarestia?Salgo verso il lago Fiorenza attraversandone il torrentello che ne fuoriesce, questione di pochi metri ed avrebbe potuto essere questo lago la vera madre del fiume più lungo d'Italia ed invece ne diventa il primo affluente, ma per me ciò che è più importante è che il mio corpo reagisce bene nonostante il tanto tempo trascorso, polmoni e cuore si supportano a vicenda in armonia e salgo senza fatica.Il lago mi accoglie con le sue acque verde scuro, immobile nel silenzio che lo attornia.La nebbia gioca sulla sua superfice, si alza e si abbassa, si raccoglie in mulinelli che si sfaldano lenti in una danza ipnotica. Seguendo la conformazione della valle il lago si inabissa e diventa improvvisamente nero ed insondabile, Gli antichi credevano che i laghi fossero porte verso l'aldilà e guardando questo laghetto alpino non ho difficoltà a pensarlo anche io , improvvisamente potrebbe sorgere dalla nebbia qualche spirito ammonitore.
La situazione meteorologica va peggiorando di minuto in minuto, il meteo, consultato il giorno prima, aveva lasciato pochi dubbi, si va verso la pioggia.Ormai rassegnato salgo ancora un centinaio di metri (*), fino a trovarmi di fronte al Re di Pietra completamente avvolto dalle nubi, Resto ancora un poco mentre la nebbia mi danza intorno, mi passa dietro le spalle, mi fa arricciare i capelli, ma non c'è verso la montagna non si svela.Il paesaggio attorno al Monviso è, a seconda dei punti di vista, orrendo o esaltante . Brullo, pareti a picco, gole e nevai, spuntoni di roccia e sfasciumi ovunque ad indicare il lento lavoro della natura che corrode anche le montagne.Salendo alla mattina, quando il sole inizia a scaldare le pareti, non è raro sentire il rumore di una frana e vedere enormi massi che precipitano dalle pareti, il suono si propaga nell'aria rimbomba l'eco sulle pareti circostanti, poi torna il silenzio, ed è in quel momento che se ne percepisce l'immensità.Mi avvio sul sentiero del ritorno, mi volto ancora una volta e finalmente si svela bellissimo nella sua austera maestosità, faccio in tempo a vedere le ferite della parete Nord, quel canalino Coolidge che per me è rimasto un sogno non realizzato e che mai più realizzarò, poi si vela di nuovo.Ha voluto salutarmi, lo sento, ha voluto invitarmi a tornare ancora, a provare ancora, questa volta è andata così, la prossima andrà meglio, La montagna è maestra di vita.Alex(*) In montagna si calcola che si salgano 300 metri all'ora con passo normale, ognuno si faccia i suoi conti