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La paura più grande


La paura più grande è quella che non vuoi vedere e che nascondi nel posto più profondo di te stesso, facendo finta che non esista e ti rivolgi ad altre paure più piccole facendo finta che ti stai occupando di quelle, ben sapendo che le hai scelte perchè ti lasciano comunque una via d'uscita. Ed invece l'altra che tieni profonda dentro di te non ha soluzioni, la devi affrontare, devi comunque andare avanti, ma non sei più lo stesso. La vicenda umana di Simoncelli ci ha messi di fronte a quella che per molti di noi è probabilmente la paura più grande ed anche adesso che si è evidenziata, e proviamo onestamente a metterci nei panni di chi la sta vivendo non riusciamo neppure minimamente a sopportarne l'idea   Perdere un fglio è qualcosa contro natura, è uno stravolgimento di quelle leggi naturali che inconsciamente abbiamo accettato ed è una rivoluzione che ci spaventa perchè non la possiamo gestire, ci sentiamo in balia del fato e questo ci destabilizza. Personalmente mi rendo conto che la morte di mia madre, se pur prematura, se pur rapida, se pur non preventivata è comunque accettabile perchè in fondo ho sempre saputo che sarei dovuto naturalmente sopravvivere a lei. Ma la perdita di un figlio è uno stravolgimento delle leggi della vita e va a toccare tantissimi punti che ci impediscono di rimetterci in piedi ed affrontarla, E' inutile girarci intorno il dolore per la perdita di un figlio non si affronta, lo si subisce e basta. Come padre sento il dovere di proteggere i mie figli, sempre e comunque, proteggerli dal mondo esterno, da quei pericoli che forse io vedo amplificati e loro invece più sfumati, la perdita anche solo di uno di loro, mi fa sentire di aver fallito il compito che la natura mi ha posto e con questo ho fallito la mia vita. Poi la vita continuerà, questo è certo, ma nulla  sarà più come prima.  "SE non lo avessi lasciato andare", "SE mi fossi accorto di questo...", "SE avessi fatto più attenzione ", "SE......" sono le domande ed i tormenti delle infinite notti e dei giorni silenziosi, con quei "SE" che giriamo come coltelli nelle carni, perchè non vogliamo accettare che il destino abbia voluto questo senza che noi potessimo opporci, siamo disposti a riconoscerci una qualsiasi colpa anche arbitraria, anche presa per i capelli pur di non sentirci in balia di un Fato capriccioso che gioca con la nostra vita, e soprattutto se abbiamo altri figli la sensazione di poter in qualche modo controllare le cose ci fa sperare di non subire un altro dolore. Anche questa è una paura, l'essere in balia del destino. Un passaggio , una morte è comunque sempre uno specchio in cui vediamo riflessi noi stessi, possiamo voltare il capo o guardarla cercando di capire meglio cosa siamo e cosa la vita ci chiede. E' un modo anche questo per non rendere inutile un dolore.  Alex