Airetikos

Con questa faccia da straniero


Alzo il viso gocciolante dal lavandino e mentre annaspo alla ricerca dell'asciugamano mi vedo riflesso nello specchio ed il primo pensiero è rivolto alla mia barba. "Appena torno la taglio!" .Il secondo pensiero è in antitesi con il primo, "azz, me la devo tenere almeno fino a che non torno dal Pakistan"La mia bella barba da studente del Corano, meno folta e lunga di chi è strettamente osservante, ma che si gonfia intorno al viso, soprattutto se la arruffo un poco lisciandomi il collo in contropelo, è il miglior modo per passare inosservato in un paese in cui scivolare per le strade facendosi i fatti propri è lo sport nazionale.Barba nera, capelli scuri, occhiali da intellettuale, camminata eretta e faccia seria di chi è attento ai fatti degli altri sono il miglior viatico per non essere guardati, per evitare che sguardi indiscreti possano scrutare quella pelle un po' troppo chiara.Uno shalwal farà il resto. Mi è sempre piaciuto fare il camaleonte, adattarmi alle situazioni, fondermi con i posti, imparare le lingue locali, (oddio, imparare è una parola grossa, diciamo riuscire a capirci qualcosa). Non sono animale da villaggio turistico dove tutto è esattamente come a casa, ed il tocco esotico è dato da qualche palma e da qualche frutto strano e mai provato che spesso , vuoi per curiosità o ignoranza, vengono mangiati acerbi o troppo maturi con il risultato di ottenere cagarelle di un esotismo vagamente casalingo, ma che nei racconti diventano le terribili febbri africane.A me è sempre piaciuto vagare , gironzolare, perdermi nei luoghi che in fondo è il modo migliore per conoscere una città e potercisi orientare dovendo fare attenzione ai dettagli, alle differenze.Mi è anche piaciuto seguire le usanze dei luoghi, il rito del the,  acquistare il cibo per strada aiutato da un fegato e da uno stomaco a prova di tutto,  Non ho mai avuto problemi convinto che, se non rompo le scatole a nessuno, difficilmente qualcuno le romperà a me.Sono anche stato fortunato perchè quasi sempre non ero il turista capitato li per caso e che dopo pochi giorni deve andarsene in altri lidi. A me è capitato, capita spesso di viaggiare per lavoro, fermarmi per pochi giorni o per lunghi periodi, ma strettamente connesso con chi in quel determinato luogo vive, ama , studia, cresce i figli ed allora è la mia curiosità, il mio desiderio di sapere che getta i ponti della conoscenza, dell'amicizia.Molte persone, soprattutto quelle semplici sono convinte che la loro vita sia banale, e sono stupite di vedere come uno straniero dei paesi ricchi possa essere interessato ai loro usi, alle loro tradizioni, a ciò che per loro è la quotidianità e mi è capitato spesso di essere il centro di un capannello di persone che fanno a gara per spiegarmi cosa significa questo, cosa significa quello, e devi provare questo e devi provare quello.Il fatto che spesso non capisca una parola di quello che dicono è un dettaglio poco significativo per loro , ci sarà chi mi darà lumi casomai , ma è così, in questo modo che in ogni luogo in cui ho vissuto mi sono preso qualcosa  di quel posto ed ho lasciato qualcosa di me, come un alchimia di vita vissuta, provata, amata.