Creato da Akilleys il 11/06/2006

SUPPOSED TO BE WHITE

(... un blog che non trova una sua natura...)

 

 

CONSULENTI

Post n°245 pubblicato il 05 Novembre 2008 da Akilleys
 

La mia compagna di merengue dice che è meglio se mi concentro su qualcos'altro, non su queste faccende... anche il buon Tomcat un po' di tempo fa mi ha spiegato che si fa peccato a fare certe cose... però è più forte di me, non lo faccio apposta...

... e quindi c'è da dire che la ricerca di un consulente da parte di un'azienda è il segnale che si vuole migliorare un qualche settore dell'azienda stessa, oppure che si abbisogna di particolari conoscenze attualmente non presenti in azienda, o magari si necessita di un semplice aiutino per risolvere qualcosa.

La mia azienda ovviamente è sempre in prima linea per cercare di migliorare se stessa: in quest'ottica i consulenti da queste parti passano a frotte, tutti chiamati dal direttore e dalla Princess (figlia del Megaboss, a capo dell'azienda...).
Obiettivo numero uno è naturalmente migliorare l'organizzazione dell'azienda stessa, che messa in piedi soprattutto da quegli inetti dell'ufficio tecnico (di cui Akilleys fa parte) ovviamente fa acqua da tutte le parti.

L'ultima consulente in ordine tempo era una persona di un certo spessore. Donna quarantacinquenne molto grintosa, sveglia e diretta, è stata chiamata con l'obiettivo di migliorare il clima aziendale, preparare i vari responsabili ad essere dei veri responsabili e verificare l'effettiva organizzazione aziendale.

Dopo una serie di incontri con tali responsabili, di corsi, di tests, di confronti, il nulla assoluto: sembra quasi che tale consulente non sia mai passata, dato che nessun suggerimento e nessuna direttiva è poi emersa.
Dalle pochissime notizie trapelate grazie al vento pare però che questa ad una qualche conclusione fosse effettivamente anche giunta...

Princess: "No dai, non ti devi preoccupare..."

Direttore: "... sniff..."

Princess: "Guarda che quella non sa mica cosa dice sai? Quella non ha capito niente della nostra azienda!"

Direttore: "... sigh..."

Princess: "E poi lei non ha esperienza. Che ne sa lei di come vanno le cose?!?"

Direttore: "Buaaahhhh... quella ha detto che non so far niente e che sbaglio tutto qua dentro... buaaahhhh"

Princess: "Non fare così dai... guarda, io e mio papà sappiamo cosa fai qua dentro e quanto tu sia importante, non ti preoccupare... su su..."

Direttore: "Ma ha detto che siamo noi che creiamo tutti i problemi... e che qualcuno ne crea anche tuo papà..."

Princess: "Ascoltami, guardami... smettila!... quella non capisce niente. Tu sei bravo, non devi lasciarti abbattere. Noi abbiamo bene in mente la direzione da far prendere a quest'azienda. E tu assolutamente sei parte di essa."

Direttore: "Sniff... ma quella è davvero cattiva cattiva..."

Princess: "Tranquillo, ci penso io..."

Direttore: "Sniff... Davvero?!?..."

Princess: "Sì, davvero, adesso lascia stare questo discorso, che non ha alcuna importanza. Dobbiamo decidere di cose più urgenti."

Direttore: "Ah sì... sniff... mi pare ci fosse quel discorso del buco in produzione... forse è il caso di avvertire gli operai che c'è la possibilità di cassa integrazione..."

Princess: "No, no... di quello discutiamo un'altra volta, non ne ho voglia adesso, è un argomento noioso... anzi vedi un po' tu più avanti, ma lascia anche perdere in caso, non è importante... per le tute degli operai invece?!?"

Direttore: "Eh... sto cercando di capire dove sia il problema con le taglie... non è facile..."

Princess: "Ah, l'avevo capito che era una rogna quel discorso... e per la nuova estetica da dare alle macchine?"

Direttore: "Stiamo valutando degli adesivi blu... ma anche degli altri verdi..."

Princess: "..."

Direttore: "..."

Princess: "Eh, questa è una cosa importante, bisogna pensarci bene..."

Direttore: "Sì, lo penso anch'io..."

Princess: "..."

Direttore: "..."

Princess: "I clienti scelgono la tua macchina se si sceglie l'adesivo del colore giusto..."

Direttore: "... è per quello che stiamo valutando con attenzione... forse dovremmo parlare con degli esperti..."

Princess: "..."

Direttore: "..."

Princess: "Chiamiamo un consulente per il design?"

Direttore: "..."

Princess: "..."

Direttore: "Non è la stessa dell'ultima volta... quella cattiva... vero?!?..."

Princess: "No no... un altro..."

Direttore: "Ah... va bene, allora sì..."

Princess: "Bene! Vedi che così i problemi pian pianino li risolviamo?"

Direttore: "Sì sì, è vero!"

Princess: "Ah... adesso che mi viene in mente... c'è ancora una cosa in sospeso..."

Direttore: "Cosa?"

Princess: "Ci sarebbe da definire il discorso delle scarpe antinfortunistiche..."

Direttore: "..."

Princess: "..."

...

 
 
 

DESTRA E SINISTRA, LA PINA E L'AMORE

Post n°244 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da Akilleys
 

... E SUL BISOGNO DI UNA TERZA DIREZIONE...

(... una troppo lunga dissertazione filosofico-sociologica-ingegneristica su non so bene cosa... community non bannarmi...)

Sotto la doccia di uno spogliatoio maschile, dopo un'intensa nuotatina, voi non immaginate nemmeno quali discorsi possano saltare fuori...
No, non quelli, maliziosi che non siete altro!
Succede che il pelatone della terza corsia elogi ad alta voce l'operato del governo, affermando che finalmente viene messo un po' di ordine in tante situazioni che non andavano affatto bene. Interviene il vecchietto della corsia uno, sostenendo che il pelatone non capisce niente, e lì scatta la gazzarra politica.
Gazzarra che mi coglie però avulso, e non solo perchè l'opera di demolizione psicologica della rospa malefica dagli occhialetti gialli risulta piuttosto faticosa, ma anche perchè dal mio punto di vista la questione politica non ha più senso nei termini di destra e di sinistra, e anzi dovrebbe essere concentrata su ben altri risvolti del nostro modo di concepire il potere politico.

Direi che innanzi tutto c'è da definire quello di cui si parla: destra e sinistra non esistono più come le si intendevano una volta. In soldoni, destra un tempo significava conservazione dell'esistente, difesa degli interessi dei grandi possidenti, e quindi stato autoritario e di polizia (che potesse preservare tali interessi). Sinistra significava spinta al cambiamento, ripensamento della distribuzione delle ricchezze, estensione dei diritti.

Recentemente poi la cosiddetta sinistra in Italia è stata spazzata via alle elezioni, e questo comunque è una prerogativa di quello che son diventate destra e sinistra nel nostro paese, non ha alcuna attinenza con andamenti generali del pianeta. Basti pensare che un intero continente, il sud America, è praticamente in mano alle sinistre. Dunque quello su cui esprimerò il mio personalissimo parere riguarderà solo il caso italiano, che è piuttosto sui generis (ma forse nemmeno troppo).

Dunque per fare un quadretto secondo me abbastanza somigliante -e piuttosto in analogia con quanto afferma un tal Raffaele Simone- in Italia la destra ha assunto una forma particolare: si è fatta paladina di uno stato minimo, che ostacola l'intervento del pubblico nella gestione dei servizi (scuola, università, sanità, poste, trasporti, energia, addirittura acqua) e che vede in certe altre rappresentanze (la giustizia, il fisco, i piccoli gruppi indipendenti) più un pericolo che un servizio per la popolazione. Rappresenta sempre i grandi interessi, ma lo fa più da un punto di vista finanziario e mediatico che industriale. Ha come valori pubblici il consumo, il divertimento, il successo, che non manca occasione di pubblicizzare in modo quasi totalitario (avendo un forte controllo in ogni mezzo di comunicazione). Si può anzi dire che non riconosca altra classe che la borghesia, dato che precari, immigrati, operai, manovalanze in genere, studiosi, scienziati, artisti, pensionati (quelli poveri) e altre minoranze vengono totalmente ignorati. La destra in Italia appare interessata solo ad espandere i consumi e a proporre un modello di vita borghese-consumistico, aiutando quello furbetto magari, specializzato a far i comodi suoi in barba a tutto.

E la sinistra? La sinistra non esiste semplicemente. La sinistra non propone niente. Non ha grandi ideali da promuovere, ma nemmeno soluzioni ai problemi spiccioli (e in questo non si differenzia dalla destra). Una volta la sua classe sociale di riferimento era quella operaia, ma ora nessun politico di sinistra si azzarda nemmeno a ventilare l'idea di una vita proletaria: è una visione dell'esistenza troppo restrittiva, troppo pauperistica per una società che ormai ha abituato il suo naso ad altri profumi.
Anzi, i leader della sinistra si comportano proprio come leader della destra: basti pensare a D'Alema e Fassino che scalano le banche e che si comprano barche o si fanno fare vestiti e scarpe su misura. O Bertinotti, che così borghese dovrebbe rappresentare gli operai. In alternativa, il vuoto più spinto: quello di Rutelli e dell'impresentabile Veltroni, sempre più legati a doppio filo alla maggioranza (dato che lo stato ha deciso di stanziare 500 milioni di euro all'anno -ma per la scuola non ci sono fondi...- per evitare che il comune di Roma fallisca, e che quindi i suoi illustri condottieri finiscano sotto processo, come sarebbe giusto. Perchè si sa, meglio un'opposizione ricattabile e senza idee di sorta che gente libera di esprimere un proprio pensiero...)

Ma la cosa che destabilizza di più di questa politica moderna, e che secondo me giustificherebbe l'accensione degli animi, è per l'appunto l'uniformità di pensiero, la mancanza di alternative alla visione di vita che il nostro sistema inteso come destra e sinistra, imprese e media ci impongono giorno dopo giorno. Da una parte una folla immensa di persone che si indirizza sempre più alla ricerca del divertimento, delle vacanze, dello svago e ad aspirare ad una vita da borghese benestante.
Ignorando chi non sia nella sua ristretta cerchia di amicizie e di parentele strette. Estranei non solo a tutti gli altri e ai loro destini, ma anche alle tematiche complesse che necessitano di un certo sforzo per una corretta comprensione.
Dall'altra un potere presente per assicurare tutto questo: un potere che vuole che i cittadini se la godano, badino al consumo e al divertimento, ma che non si preoccupino e che non pensino ad altro. E' un potere che è attento alla sicurezza finanziaria (dei grandi gruppi), che sostenta i piaceri, che prevede e assicura i bisogni di divertimento, che promuove facilitazioni creditizie, che si preoccupa della crescita (solo quella economica globale), che controlla l'opinione pubblica, che si pronuncia con parole rassicuranti quando parla della sua visione e che di contro è assoluto con chi sostiene posizioni opposte.
E' un potere populista che inneggia ad una cultura thrash, ma che dileggia altri aspetti della vita, quali la pluralità di pensiero, l'austerità, il risparmio, la riflessione, la rinuncia, il riposo, la crescita intellettuale, il sacrificio volontario o la generosità fine a sè stessa.

Mi viene in mente l'impresentabile Veltroni, per il quale la più grande preoccupazione, con le casse del comune a picco, era quella di organizzare (e pagare coi soldi dei romani, ora con i soldi di tutti...) le notti bianche di Roma. I cittadini a quello devono pensare. Una sinistra sinistra.

E' disturbante poi constatare giorno dopo giorno come un certo modo di ragionare e una certa modalità di impostazione delle questioni si stia diffondendo a macchia d'olio, e pare appiattire ogni peculiarità comportamentale.
E' come se a forza di pubblicizzare un certo stile di vita e le priorità che lo sostengono, queste diventassero un format costante da applicare ad ogni situazione esistenziale che ci si para innanzi, in modo indifferenziato.

Per fare un esempio, direi piuttosto ridicolo e magari inappropriato ma che rende abbastanza l'idea, l'altra sera mi è capitato di sentire un pezzo di la Pina. Dicesi la Pina quella voce che parla a Radio DeeJay più o meno all'ora in cui si esce da lavoro alla sera, attorno alle sei. In sostanza una ascoltatrice chiedeva a tale la Pina questo: "Io ho trovato l'uomo della mia vita, con cui mi trovo benissimo, che stimo, con cui posso parlare, che mi tratta bene e che mi sento proprio di amare. Però c'è un problema. Siamo andati a letto assieme, ed insomma, non c'è stato tantissimo feeling. Con altri provati in precendenza (nda si presume non con tutti comunque...) ce n'era stato di più. Cosa devo fare?!?"

Dunque la voce la Pina, dall'alto della sua saggezza, le suggeriva: "Mollalo. Perchè poi a lungo andare te ne penti. Cosa ci stai a che fare con lui? Devi pensare a godertela!"

Al di là del fatto che a molti -e penso anche a qualcuno di voi- piacerebbe moltissimo che la propria ragazza parlasse del vostro rapporto alla radio (e che poi facendolo in questi termini sono sicuro la stimereste molto di più...), al di là dell'importanza della conversazione e al di là di tutte quelle che sono delle scelte personali e dei punti di vista francamente soggettivi (e che sempre francamente importano assai poco), a me preme sottolineare un certo altro aspetto che scorre silenzioso tra le parole di questa conversazione. Una sorta di background culturale, che si può rilevare in mille altre situazioni differenti di tutti i giorni.

Quello della Pina e della sua ascoltatrice è un concetto di amore -comune a molti- che è borghese-consumista, e che fa supporre che entrambe abbiano una visione di tutti gli aspetti della vita che sia tarata ormai solo su quella scala. In che senso? Nel senso che nelle scelte della vita (lavoro, famiglia, rapporti personali, notizie liete oppure difficoltà) il loro modo di impostare il problema sia sempre delineato seguendo la stessa scala di parametri e gli stessi modelli comportamentali.
Non sono concepite altre chiavi interpretative, ogni situazione esistenziale va letta in questa maniera specifica.

Questa è la concezione di amore di un benestante che va in un negozio, che si prova un bel po' di vestiti e che poi ne sceglie e ne paga uno, in tutta comodità. Poi a casa, lo lava e si accorge che ha un buco in una manica, e lo riporta al negozio perchè difettato.
Rientra perfettamente in un'ottica di soddifacimento di bisogni personali, di comportamento preordinato, di divertimento egoistico e fine a se stesso, di ricerca di qualcosa che assecondi dei bisogni immediati e non troppo difficoltosi o complicati da raggiungere.
Non sono ammesse altre forme di pensiero o altri modelli di vita. Le strade difficili non fanno parte di una vita ideale, come nemmeno le scelte fuori schema o il tentativo di una comprensione più generale. La chiave del ragionamento è tutta intorno alla frase: "Cosa conviene a me?!?"

Quindi il partner deve funzionare, e deve funzionare bene. Deve garantire certi standard, altrimenti è difettoso, e lo si riporta indietro. Non sono ammessi scarti dalla deviazione statistica, definita da precisi modelli mediatici. E' come in fabbrica, c'è un controllo di qualità che elimina i pezzi che fuoriescono dagli standard definiti (... da chi?!? chi li definisce questi standard nella vita?!?...)

Però... ci possono essere altre maniere di vedere e di valutare le situazioni. Può essere che uno che ami non ti valuti con la scala degli standard in mano. Che non ti aspetti al varco per vedere come ti comporti, se necessario al massimo ti aspetta e basta, finchè gli è possibile e magari un attimo di più.
Che non ci pensi nemmeno di riportarti nel negozio, non è contemplato nel suo orizzonte: vuole solo stare con te e impegnarsi con te e per te. Alla prima che fai non scappa via, non protesta col venditore e col mondo, ma cerca di capirti (... capirti, non ingabbiarti in una definizione). E vuole che vi capiate l'uno con l'altro, vuole risolvere le situazioni, vuole una vicinanza e un coinvolgimento totale tra di voi. Non ti allinea sullo scaffale coi tuoi prossimi e poi ragiona su una scelta comparativa: questo è divertente, questo è bello, con questo ci parlo volentieri. (... E magari: ho soldi per tutti?...)
Ci sei tu e poi tutti gli altri. Punto.

Più che ad un cliente danaroso che entra in un negozio, si potrebbe pensare ad un contadino che ogni giorno si alza presto per andare a coltivare il suo pezzo di terra. Che lo cura con attenzione e al meglio di se stesso, che accetta le stagioni magre e festeggia con soddisfazione quelle grasse. E che vuol vivere -felice- col suo pezzo di terra, sapendo che la sua terra è un po' la sua vita.

Ma quanta resistenza interna si è in grado di opporre, oppure quante alternative siamo ancora in grado di produrre a questo pensiero unico, a questo immaginario comune, quando il nostro orizzonte è inquinato a monte da un'impostazione che tutti -destra e sinistra, con l'aiuto martellante dei media e delle imprese- da decenni propongono con feroce costanza?
Secondo me si percepisce talvolta, si sente il bisogno di una terza direzione, sia nelle scelte di tutti i giorni che sui temi più generali... una terza via meno "strutturata" e magari un po' più libera, dirompente e personale... più idealizzata direi... ma chiudo qua, sto diventando insopportabilmente grafomane...

 
 
 

MENS SANA (...) IN CORPORE SANO...

Post n°243 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da Akilleys
 

Gli antichi romani, che la sapevano lunga -anche se poi sono morti tutti lo stesso-, si dilettavano a ripetere in ogni momento del dì e della notte graziose frasi ad effetto per enfatizzare i vari momenti della giornata.
Per esempio, se facendo due passi si girava l'angolo e si incocciava uno a cui si stava pensando proprio in quel momento, ecco che si esclamava "lupus in fabula!" Oppure se ci si metteva a cuocere una minestra, ad un certo punto baldanzosi si doveva segnalare agli altri: "alea jacta est"! O ancora, se durante una allegra serata tra amici ci si accorgeva che la bottiglia di spumante adocchiata già da un paio di minuti era vuota, si sbottava con un "Tu quoque, brut?!?".

(... funzionava proprio così, non siatene dubbiosi, me l'ha raccontato uno che ripete sempre "in vino veritas"...)

Comunque, tra tutti questi il detto preferito era di gran lunga "mens sana in corpore sano", ed era una massima così ripetuta che ancora ai giorni nostri è una delle frasi con cui si ha più familiarità.

E chi sono io per poter mai pensare di sfidare verità incontrovertibili che hanno attraversato con noncuranza millenni e che arrivano imperterrite ai giorni nostri?!?
Quindi, siccome è risaputo che la mia mente è sanissima ed anzi ogni tanto tira degli scoppiettoni da paura (...), pur di adeguarmi al detto -che non può essere contraddetto- ho dovuto iscrivermi ad un corso di nuoto, affinchè anche il corpore fosse a livello della mentore...

Questo sguazzare in generale è un'attività alquanto divertente e rilassante, soprattutto perchè i miei compagni di vasca mi vogliono tanto bene e vorrebbero sempre partire prima di me in corsia per non farmi affaticare troppo, perchè dicono che se impongo quel ritmo non ci arrivo vivo a fine lezione...
Per me però è imprescindibile essere sempre il primo che parte negli esercizi, sia perchè ho la vasca vuota di fronte e a me piace occuparla tutta, sia perchè non sono rallentato dalle vecchiette, sia perchè l'istruttrice diciottenne guarda solo i movimenti del primo e si fa da esso influenzare nella scelta degli esercizi, e sia soprattutto perchè posso arrivare fino a fine vasca, cosa non possibile se hai cinque-sei persone incolonnate a fine corsia.
E io pago per farmi tutta la vasca, non tutta la vasca meno i cinque metri occupati dalle persone in fila.

Tutto dunque si era sempre svolto nei binari della tranquilla e desiderabile normalità, tra qualche crampo e qualche vecchietta in crisi respiratoria, ma niente di che insomma. Quel che si dice un'oasi felice, un piccolo universo con le sue regole consolidate e le sue abitudini.
Poi però ad un certo punto è arrivata lei, la rospa con gli occhialetti gialli. Questa (che non ha niente a che fare con altre graziose e leggiadre rospette danzanti che bazzicano qua in giro...) è una tipa sui trentacinque anni, con il fisico a forma di rospa, che parla parla parla e che pronti e via si è presentata la prima lezione lamentandosi del ritmo che per lei era "troppo basso".

Non contenta, tutta esaltata ha chiesto all'istruttrice se si sarebbero fatte delle gare a fine corso, perchè lei deve avere lo stimolo per dare sempre di più. Da questo potete ben capire come la rospa in questione non sia molto a posto, non ha una piena cognizione della realtà circostante, perchè lei immagina e sogna anche di vincerle queste gare, se mai ci fossero.
Infine con la scusa dell'aver saltato il riscaldamento si è piazzata prima di me in corsia, a partire lei per prima, e io per secondo. E ci sono cose che non si devono fare, ci son cose che si sa che son sbagliate e basta.

Ad essere oggettivo, devo poi ammettere che a rana non se la cava davvero niente male, ma essendo una rospa uno se lo poteva pure immaginare, sarebbe stato strano il contrario. Anche a dorso viaggia benino, probabilmente c'ha più fiato di me l'anfibio in questione.

Però a stile... a stile è tutt'altra storia. A stile non c'è gara. Cara mia, devi farti da parte quando tento di superarti, non devi chiudermi la corsia. So che ti secca, ma te li ho dati quei dieci metri di vantaggio. Rospa malefica, vedrai che se ogni lezione ti supero ti passa la voglia di essere la prima che parte in vasca...

Io poi non sono per niente uno spirito competitivo, anzi, sono assolutamente una persona tranquilla e pure un po' schiva e vergognina, ma sono costretto a comportarmi così solo per amor del quieto vivere, perchè non s'è mai vista un'oasi felice tiranneggiata da una rospa malefica che parla parla parla. Perchè, come dicevano gli antichi romani, che erano saggi e che la sapevano lunga, "Si nun sei re, nun fa' legge nova e lassa er monno come se trova"...

 
 
 

IL WORKER-WATCHER

Post n°242 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da Akilleys
 

(... e basta parlàr de ste robe... gavì razòn gavì razòn...)

Devo riconoscere che la mia compagna di merengue è sempre un passo avanti, e non mi riferisco in particolare al caso specifico della salsa cubana (in cui lei già adesso è molto più brava di me...) bensì per il fatto che mi pone questioni che solleticano una certa attività cerebrale, perlomeno nei termini in cui questo può essere nel mio caso possibile.

Ultimamente tra un passo alternato e l'altro mi ha invitato a considerare l'importanza che la scrittura ha in quanto tale, e dopo attenta riflessione devo proprio dire che questa ha davvero molteplici poteri. Tra questi, ce ne sono alcuni che giovano non poco al mio squinternato organismo, e quindi mi dispiace ma dovrete sorbirvi un altro racconto, perchè è bene che alcune cose rimangano nella memoria.

Una delle cose che mi piacciono di più nel mio lavoro è che ogni giorno devo inventare soluzioni nuove per risolvere dei problemi. Per far questo naturalmente non opero da solo bensì cerco di interfacciarmi di volta in volta con le persone che penso mi possano dar un adeguato supporto.

Dunque nello studio di una macchina, dovevo sistemare un sensore che andasse a leggere alcune informazioni piuttosto importanti. Poichè è facile sbagliare in queste cosette, avevo fatto due chiacchiere veloci col responsabile del collaudo, in modo da definire con esattezza la corretta distanza a cui sistemare tale sensore.

Successivamente, arriva in ufficio il Megaboss con aria piuttosto pesante, che -senza salutare nessuno- mi punta dritto per dritto e mi invita a seguirlo in sala riunioni.

Megaboss: "Ho visto che parlavi col responsabile collaudo"

Akilleys: "Sì"

Megaboss: (infuriato) "Tu non devi parlare con lui. Tu se hai qualcosa sa chiedere, devi venire da me!"

Akilleys: "Calma: gli ho solo chiesto a che distanza posizionare un sensore. Poichè lui ci lavora tutto il giorno, mi è sembrata la persona giusta a cui domandarlo, tutto qua."

Megaboss: "NO! Poi così si prendono delle decisioni che non si sa da dove spuntino, e invece qua le cose le devo decidere solo io! Se hai qualcosa da chiedere, lo chiedi a me! Solo a me!!!"

Akilleys: "Megaboss, guarda che non si decide niente senza che tu lo sappia. Semplicemente, colleziono informazioni da chi mi sembra più opportuno, confeziono una soluzione e poi ne discutiamo assieme, come sempre. Non mi pare che ci sia alcunchè di sbagliato in tutto questo."

Megaboss: (rabbioso più di una pantegana feroce in gabbia, e non so se abbiate mai visto una pantegana feroce in gabbia, non è un spettacolo da mostrare ai bambini...) "NOOOOO!!! Poi qua al collaudo ci mettono migliaia di ore a collaudare le macchine, e non si capisce perchè, e poi invece risulta che perdono tempo a rispondere a domande dei colleghi. Tu non devi parlare con nessuno, devi parlare solo con meeeeeeeeeeeeeeee!!!!!"

Akilleys: "Megaboss aspetta un attimo: facciamo così. Io non son d'accordo con questo modo di fare, e lo sappiamo tutti e due. Però, visto che mi viene espressamente ordinato di fare così, mi adeguo. Ma continuando però a pensare che tutto questo sia una fesseria."

Megaboss: "Bene, ci siamo capiti."

E parte e va via.
Un attimo perplesso dalla ri-emersione di questo comportamento (col quale mi scontravo nella preistoria e che pensavo si fosse evoluto in un qualcosa di accettabile...) ne faccio due parole col mio capo ufficio, il quale mi guarda sorridente con il fare di uno che ha una primizia in canna. Prontamente mi rivela un gustoso aneddoto, che or ora vado a riportare.

Pare dunque che il giorno precedente il nostro insuperabile direttore si fosse esibito in un'altra delle performance che lo hanno reso famoso. Infatti nel pomeriggio si era reso irreperibile senza che nessuno se ne accorgesse, in quanto nessuno in genere lo cerca mai. Il motivo della sua irreperibilità era che il nostro scaltrissimo direttore aveva giocato a fare il worker-watcher: si era sistemato tra le casse e gli scatoloni del collaudo, e acquattato là era rimasto a spiare cosa facevano i quattro addetti al collaudo stesso. Non ricordo bene, ma mi pare che questa procedura sia segnata a pagina 53 del libro "Manager di alto livello, per dummies".

Dopo un pomeriggio di intense osservazioni, il suo responso è stato terribile ed inequivocabile. Di ben quattro persone al lavoro per un pomeriggio intero, una di queste per quasi dieci minuti consecutivi era rimasto a guardare la macchina girare senza fare niente. Dico, senza fare niente. Una persona che al collaudo fa girare la macchina per dieci minuti, e rimane là a guardarla che non si inceppi, senza fare niente altro. Ve l'avevo detto che era una cosa terribile.

Dunque con questa scottante verità tra le mani, il direttore ha dovuto compilare un rapporto completo e naturalmente ben infiocchettato al Megaboss e alla Princess (che è l'intuitiva figliola della pantegana in gabbia). Questi naturalmente al sentire che ben dieci minuti erano stati sprecati, si son subito attivati nel prendere adeguate misure, perchè è giusto che non venga bruciato del tempo prezioso a lavoro, e per fortuna che c'è il direttore che fa in modo che tutto vada bene e che si occupa degli aspetti strategici dell'azienda, nonchè della sua crescita, intesa anche e soprattutto in senso lato.

Anzi, mi sento proprio rassicurato, perchè con manager di questo livello che tutelano l'economia reale, una burraschetta azionaria in fondo non può fare alcuna paura...

 
 
 

... DOVE SEI AKILLEYS?!?

Post n°241 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da Akilleys
 

(... beh, si sa che Bush fin là ci arriva...)

 
 
 

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