Aldo SinesioALL ABOUT JAZZ |
BIOGRAFIA
ALDO SINESIO
Regista e noto documentarista cinematografico, uomo di cultura dagli orizzonti mai ristretti, per anni esperto protagonista delle vicende discografiche della musica popolare italiana (avendo letteralmente “inventato” una serie di successi e interpreti ancora oggi indimenticati), Aldo Sinesio è passato alla storia di quella musica, il jazz, che oggi rappresenta uno fra i più grandi patrimoni culturali lasciati in eredità dal Novecento. Nel 1970, Sinesio, infatti crea la Horo Records, una fra le primissime “etichette discografiche indipendenti” a documentare alcuni fra i più grandi creatori del jazz, all’epoca musica negletta, soprattutto dai grandi potentati discografici, costantemente indifferenti alla cultura, soprattutto se poco propensa ai compromessi.Ciononostante, Sinesio, oltre 40 anni fa, creava a Roma – nello scetticismo generale - la HORO Records, dal nome di un’antica, bellicosa e orgogliosa etnia africana. Forse inconsapevolmente, o forse no, spalancava una porta che, anche per moltissimi altri, non si sarebbe mai più chiusa. Quelle incisioni sono diventate introvabili e sono ora ricercate in tutto il mondo, non solo dai collezionisti di rarità, ma da tutti coloro che non vogliono perdersi alcuni momenti storici del jazz dei nostri tempi. I dischi della HORO testimoniano un anelito di libertà, il sogno di un mondo nuovo, un’ansia di liberazione dalle convenzioni: riascoltare oggi è farsi riportare ad un epoca che ancora oggi, con la sua arte, è in grado di costruire il nostro futuro. E la HORO Records ne è il messaggero più autentico e sincero.
AREA PERSONALE
MENU
BENVENUTI
Questo blog nasce dall'idea di far conoscere i più importanti musicisti di jazz della scena internazionale che hanno registrato per la HORO RECORDS di Aldo Sinesio.
« Il grande Jazz "sbarca... |
Post n°24 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da aldosinesio
Freddie Hubbard "Anthology" Box Inedito 5 LPs Set Produced By Aldo Sinesio
Freddie Hubbard " L'Angelo Nero " - Per la personalità di Freddie Hubbard valeva la definizione inglese di "larger than life", l'unica forse in grado di accogliere interamente il debordante talento drammatico, il caloroso senso lirico, l'eccitante e teatrale showmanship, l'ego straripante, l'affascinante retorica declamatoria, la gioiosa esuberanza e le manifestazioni di un virtuosismo pressoché fallico nel suo baldanzoso esibizionismo di uno fra i massimi solisti nella storia del jazz.Pure, Hubbard può ancora dirsi un sottovalutato, nonostante il suo contributo alla storia del post-bop rappresenti un lascito impareggiabile: l’esibizione orgogliosa, persino sfrontata, dei propri mezzi ha spesso oscurato un pensiero musicale non meno sofisticato di artisti a lui preferiti per complessità e vision, come Lee Morgan, Booker Little, Kenny Dorham o, successivamente, Woody Shaw. Hubbard è stato l’epitome dell’hard bop (per quanto egli rifiutasse l’etichetta: They always want to sell me as a hard bopper) più “virile” e diretto, sebbene, in realtà, la sua opera, così personale e caratterizzante, abbia sempre mostrato di voler andare verso una diversa, se non più ampia, direzione: il bop ortodosso sembrava costringerlo in un contesto in fondo disagevole, in qualche modo ristretto. Nell’arte di Hubbard (forse l'unico trombettista a possedere tutta la liquida qualità di un sassofonista) trionfava, trascinantemente esuberante, una fenomenale naturalezza ed una non meno impressionante immediatezza nel tradurre in strutture musicali un pensiero fortemente radicato nel Canone africano-americano: il trombettista ha nutrito l’idea, forse l’illusione (viste le critiche spesso ingenerose e miopi che hanno accompagnato molti fra i suoi principali lavori discografici a partire dagli anni Settanta), di tradurre nella concretezza dei suoni quel concetto di Jazz objectifies America cui spesso si riferisce Wynton Marsalis. Continua.....: www.aldosinesio.com
|
https://blog.libero.it/AldoSinesio/trackback.php?msg=11049073
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio: