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Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 16 Dicembre 2007 da gp720
 

Gli Aleramici di Savona ( i Del Carretto)

Stemma dei Del Carretto di Finale
Stemma dei Del Carretto di Finale

Il 10 giugno 1162 Enrico del Vasto ottenne dall'imperatore Federico I del Sacro Romano Impero l'investitura della marca di Savona, un ampio territorio, che dalla costa ligure (da Savona a Finale) si estendeva lungo le valli delle Bormide sin quasi ad Acqui. Anche Cortemilia e Novello si aggiunsero ai domini di Enrico alcuni decenni dopo, con la morte senza eredi di Bonifacio, fratello di Enrico, vescovo di Alba e marchese di Cortemilia. Analogamente la morte di Ugo di Clavesana, altro figlio di Bonifacio del Vasto, è all'origine dei diritti che i discendenti di Enrico vantarono nella diocesi di Albenga e in altri territori dell'antico marchesato di Clavesana.

Da Enrico del Vasto (chiamato anche Enrico I del Carretto) discendono tutti i Del Carretto, che nei secoli successivi si spartirono in vario modo i suoi domini. Enrico, però, non utilizzò mai il nome del Carretto, che fu attribuito per la prima volta ai suoi figli dopo il 1190. Il nome è stato collegato con il possesso di un piccolo castello sulla Bormida detto appunto Carretto, anche se recentemente sono state poste delle obiezioni a questa ipotesi.

Il controllo di Enrico del Vasto sul vasto territorio della marca di Savona era più formale che sostanziale a causa della crescente autonomia dei comuni di Savona, Noli, Alba e Alessandria. Già nella prima metà del XII secolo Savona e Noli si erano gradualmente costituite in liberi comuni sotto la protezione di Genova e gli accordi del 1153 con Savona e del 1155 con Noli avevano formalizzato la loro larga autonomia.

Nonostante la presenza di beni patrimoniale e di diritti fiscali nel Savonese e nel Nolese (diritti che furono riscattati con moneta contante in vari accordi entro la fine del secolo) la presenza carrettesca sulla costa ligure al momento dell'investitura di Enrico era di fatto ridotta soltanto al Finalese. Circa nel 1193 il nucleo urbano di Finalborgo venne cinto di mura da Enrico II del Carretto, il figlio di Enrico del Vasto, che sembra essere stato il primo nel 1188 ad utilizzare il titolo di marchese di Finale. Per molti secoli, tuttavia, i del Carretto continuarono a portare il titolo onorifico di marchesi di Savona, che ricordava l'antichità della loro casata e l'origine imperiale del titolo.

Sia Enrico II che suo figlio Giacomo furono ghibellini, come Enrico del Vasto. Giacomo sposò una figlia naturale di Federico II di Svevia, Caterina da Marano. Dopo la morte di Giacomo del Carretto (1265), i suoi domini furono divisi fra i figli in terzieri, dando origine a tre distinte linee dinastiche. Uno di questi stati, il Terziere di Finale, rimase stato sovrano per tre secoli, prima di passare alla Spagna (1602). Gli altri due terzieri sono quello di Millesimo, i cui signori si sottoposero al dominio dei marchesi di Monferrato, e quello di Novello. Nel Trecento inoltre i Del Carretto, anche grazie al matrimonio di Enrico, terzo figlio del marchese Giorgio, con Caterina di Clavesana, diedero origine al marchesato di Zuccarello e Balestrino, fra Finale e Albenga.

Nonostante la sovranità riconosciuta dall'imperatore, i Del Carretto dovettero difendere continuamente la propria autonomia dalle ambizioni di Genova, che considerava i territori dei marchesi di Savona come una spina nel fianco (dividevano in due i possessi della Repubblica). Nel 1385 Genova ottenne che i marchesi si riconoscessero suoi soggetti per metà dei loro domini feudali.

Nel Quattrocento, invece, l'alleanza con i Visconti, prima, e con gli Sforza, poi, consentì ai marchesi di Finale di godere di una sostanziale autonomia. Approfittando, però, del periodo della Repubblica Ambrosiana (l'interregno fra le due dinastie milanesi), Genova innescò una guerra che si protrasse dal 1447 al 1448 ed ebbe come risultato l'incendio di Finalborgo, la capitale del marchesato, la demolizione di Castel Gavone e la completa sottomissione a Genova. Già nel 1450, però, Giovanni I Del Carretto riconquistò Finale.

Anche nel Cinquecento Finale, in strettissimi rapporti con Andrea Doria, rimase indipendente. Genova tornò a invadere il marchesato del Finale nel 1558, facendo leva sulle proteste di una parte della popolazione, stremata dalle difficoltà economiche dell'ultima fase di guerra antecedente la Pace di Cateau-Cambrésis e dal rigido governo di Alfonso II del Carretto. Dopo un effimero ritorno del marchese scoppiò una nuova rivolta fomentata e protetta dalla Spagna, che desiderava assicurarsi il dominio diretto sull'unico scalo ligure non dipendente da Genova e ben collegato con il milanese tramite i feudi imperiali del Monferrato. Questo obiettivo fu raggiunto nel 1598 quando l'ultimo marchese, Sforza Andrea, vendette a Filippo II d'Asburgo tutti i diritti feudali sui feudi carretteschi.

Alla conclusione della guerra di successione spagnola, il Marchesato di Finale fu infeudato alla Repubblica di Genova, ma mantenne i propri statuti medievali sino alla nascita della Repubblica Ligure 1797. Fra tutte le dinastie aleramiche, quella carrettesca fu la più longeva ed anche la marca di Savona, sia pure ridotta enormemente in dimensione, trovò in Finale uno dei suoi rami più duraturi.

 
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