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Gabriele Dario Belli: tutto comincioņ da questa lettera..........

Post n°7 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da alessandrew
 

Ciao amici!
Posto, molto umilmente, questa nota per condividere con voi il mio dolore più grande, o meglio: solamente una parte perché, raccontare tutta la mia vita, sarebbe troppo dura e non mi basterebbe un libro ed ho deciso di fare ciò condividendo con voi una lettera molto cruda nella quale mi metto completamente "a nudo" che, qualche mese fa, dopo averci molto riflettuto sopra, ho scritto per farla avere a GABRIELE DARIO BELLI (http://www.grandefratello.mediaset.it/gf10/gabriele-dario-belli.shtml).

Chi ha un briciolo di sensibilità, sono sicuro che potrà capire bene il motivo per il quale ho deciso di fare questa "mossa" e, difatti, a GABRIELE DARIO BELLI questa lettera è arrivata veramente e, dalla stessa, si è mosso qualcosa ed, ora, io e lui siamo diventati anche ottimi amici!

Buona lettura!

Ciao!
*Ale*

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(Nella foto GABRIELE DARIO BELLI - http://www.grandefratello.mediaset.it/gf10/gabriele-dario-belli.shtml - )



Ciao Gabriele...!
Mi chiamo Alessandro, ho 27 anni e mezzo (il 18 Aprile ne compirò 29) e scrivo da Molteno: un piccolo paese della Brianza in provincia di Lecco.
Il motivo che mi ha spinto a scriverti questa lettera, pur non conoscendoti e non essendo nessuno di “importante” è la forza d'animo e di volontà che ho percepito nella tua storia che, a dire il vero, mi ha letteralmente commosso perché, seppur sia diversa la situazione, mi ha fatto pensare un po' alla mia vita ed alla mia storia che, se vogliamo, ha qualcosa in comune con la tua.
Io sono un ragazzo che desidera sentirsi tale come un qualsiasi normale ragazzo della mia età solo che questo è il mio sogno di sempre: un sogno che, però, credo che non realizzerò mai per via delle mie disabilità a livello di coordinamento fisio-visivo; piccoli disturbi che diventano enormi ogni volta che mi confronto con la gente e coi ragazzi sia miei coetanei che più piccoli, trasformando, così, la mia esistenza in un qualcosa che, ogni sera, prima di addormentarmi, spero si sia trattato sempre e solo di un brutto incubo che, però, al mio risveglio, ogni mattina, mi rendo sempre più conto di quanto sia realtà.
Il mio incubo è iniziato alla nascita, già caratterizzata da varie problematiche che hanno messo in difficoltà e, soprattutto, a dura prova la mia mamma (che, all'epoca, aveva solo 20 anni e mezzo circa), il mio papà ed i miei familiari: un interminabile calvario dovuto ai continui spostamenti da un ospedale all'altro per visite, accertamenti ed interventi chirurgici.
All'età dei 3 anni, come ogni qualsiasi altro bambino, sarei dovuto andare, assieme a tutti gli altri bambini, all'asilo del mio paese solo che, purtroppo, non sono stato accettato ed, anzi, sono letteralmente stato RIFIUTATO con queste parole dette a mia mamma dirette e schiette così come le riporto di seguito...
<<No: non possiamo accettare Alessandro perché POTREBBE RAPPRESENTARE UN PERICOLO PER LA CRESCITA PSICOLOGICA DEGLI ALTRI BAMBINI!>>
Una frase che, quando ho sentito mia mamma raccontare alle sue amiche, mi è sempre rimasta dentro come una pugnalata al cuore.
Così, per ripicca, mia mamma, ha provato ad iscrivermi all'asilo del paese vicino al mio e lì mi accettarono subito senza problemi, alchè: l'asilo di Molteno, risentitosi per ciò che aveva fatto a me ed alla mia famiglia, propose a mia mamma di iscrivermi perché (stranamente) avevano cambiato idea e così fù che, per un solo anno, rimasi iscritto lì per poi essere spostato in quello che doveva essere il centro riabilitativo che mi avrebbe aiutato a crescere nel migliore nei modi ma che, poi, col passare del tempo, si è rivelato solo la trappola che ha ingabbiato per sempre la mia persona in uno stato di assoluta male accettazione della mia persona in primis da me stesso e poi anche dagli altri ragazzi che, nel 2000, dopo ben 14 anni di reclusione diurna in quell'inferno, non mi hanno più sentito parte di loro, facendomi sentire ancora più emarginato ma non importa perché, allora, queste persone, erano poco più che dei ragazzini e quindi, giustamente, pensavano di essere nel giusto nel voler continuare il loro cammino senza di me, tantopiu' che, costoro, erano anche minori di qualche anno rispetto a me e quindi, anche se mi hanno inferto l'ennesima pugnalata di una lunga serie, come avrei potuto prendermela più di tanto?
Così come ho perdonato questi ragazzini, ho perdonato anche i custodi dell'Oratorio, i preti, i diaconi e tutte le persone che si strutturavano attorno all'Oratorio per non avermi mai accettato nemmeno da maggiorenne per paura di non so cosa però mi ha sempre fatto male che, tutt'ora, ogni volta che parlo al telefono con qualcuno che non mi conosce e che, quindi, non sa che sono maschio, mi scambia per una SIGNORA ed, addirittura, mi è capitato di essere visto, anni fa, da una coppia vestito con una camicia rosa ed essere scambiato per una signora anche in quella circostanza!
Da piccolo, sognando la principessa, ho provato anche a giocare con delle bambole, fingendo di pettinare le modelle e, lo stesso, facevo anche con la mia mamma perché ci avevo preso gusto a mettere le mani nei capelli di una ragazza che, mentre sognavo di avere, un giorno, tutta per me, non so cosa fosse quel senso di convinzione che i miei sogni non si sarebbero mai realizzati, mischiato alla sensazione certa di non essere mai adatto per nessuna.
Mi ha letteralmente fatto sentire umiliato un castigo che, all'istituto che ho menzionato prima (nel quale ci sono stato dal 1986 al 2000) mi venne dato un giorno quando, siccome non avevo voglia di andare a fare la pipì ai servizi, me ne lasciai scappare qualche goccia negli slip alchè, le educatrici, mi fecero metter UNA GONNA corta verde che ricordo ancora con disgusto!
Poi, che dirti, Gabriele: tutti questi episodi hanno formato di me un carattere che odio ed un senso di inevitabile confronto tra me e qualsiasi altra persona; un confronto che mi ha sempre distrutto, mano a mano, un po' di più.
Ricordo ancora quando, finalmente, uscito da quell'Istituto specializzato, (nel quale frequentai l'asilo, le elementari, le medie inferiori ed un corso di formazione professionale della durata di 3 anni di scuola superiore) cominciai a prendere il treno per andare, finalmente, a frequentare un altro triennio di scuola media superiore: all'inizio mi sembrava tutto bello perché andavo con tanto entusiasmo ma, poi, prevalse ancora una volta il meccanismo di confronto tra me e gli altri che mi fece perdere quella voglia di frequentare quel corso che all'inizio era davvero tanta ma che, come ripeto, alla fine, era veramente poca perché io mi sentivo la merda in mezzo agli altri ragazzi più belli, grandi e grossi di me; mi resi conto che, a farmi perdere la voglia di frequentazione era proprio questo meccanismo di auto-confronto con gli altri quando, agli sgoccioli delle sessioni scolastiche, dovendo recuperare le ore necessarie ad arrivare al numero minimo per passare alla sessione successiva, feci delle lezioni etra-scolastiche da solo con l'insegnante e ricordo che andò tutto benissimo ed, anzi: molto meglio in quelle ore da solo che tutto l'anno con la classe!
La stessa cosa mi capitò sul lavoro che, a termine del periodo concordato per quel primo lasso di tempo, non mi venne più rinnovato il contratto proprio per questo fatto: le ultime giornate lavorative le ho vissute da solo in isolamento (il che mi fece molto piacere non perché non andassi d'accordo coi colleghi ma per qualcosa di mio interiore) e tutti quanti rimasero sorpresi perché, in 12 mesi di lavoro, non ero mai andato così bene come in quegli ultimi nei quali ero solo io in una stanza.
Idem con patate quando decisi di iscrivermi ad un corso serale di Inglese: soldi buttati nel cesso perché, dopo 3 lezioni (di gruppo) con un'insegnante madre lingua, mi ritirai perché, vedendo tutti gli altri “alunni” seguire fluidamente i discorsi e le spiegazioni della docente, non riuscivo più a seguire perché mi sentivo solo un incapace.
Per non parlare poi della mia estrema insicurezza: una mia (brutta) caratteristica che, talmente mi soffoca da sempre, sembra quasi essere qualcosa di innato per me.
La mia vita sociale non è da meno: anche se sono uno che parla tanto a tal punto da sembrare quasi egocentrico, mi accorgo sempre di più di quanto stia facendo vedere solo la parte più superficiale di me ed, anche coi miei genitori, è, praticamente la stessa cosa; tutto va bene fino a che si tratta di parlare degli altri ma, quando si tratta di me, più mi viene chiesto qualcosa e più non trovo le parole e, se insistono per tirarmele fuori, mi innervosisco e rischio di farli stare male diventando verbalmente violento ed irascibile nei loro confronti.
La sera provo ad uscire ma è sempre più pallido e spento il sole che vedo.
Una volta avevo anche degli interessi tra televisione, radio e pc: ora, invece, non seguo quasi più nulla perché nulla più mi stimola: non mi svaga nemmeno più chattare su msn (tanto che, oramai, non lo apro praticamente più).
C'è da dire, però, che, ultimamente, grazie ad un programma/contenitore di musica da ballo, sto riuscendo, a piccoli passetti, a vedere un minimo di positivo grazie a 2 ragazzi che, grazie allo stesso, ho avuto il piacere (e la fortuna, aggiungerei) di conoscere grazie anche al noto social-network, Facebook, che mi permette di rimanere in contatto con costoro ma la cosa, più che positiva, da un certo punto di vista, mi sembra quasi drammatica perché, sebbene, da un lato, queste persone mi siano di aiuto per il mio “progresso psicologico” (se, così, vogliamo definire il mio percorso verso la “luce”), dall'altro è troppa la paura di perderli al punto tale che tengo minimizzate sulla barra del browser di navigazione le finestrelle di dialogo della chat per vedere quando sono online e sentire la loro compagnia senza, però, doverle per forza disturbare con le mie infinite “lagne “ o che altro.
Questa, comunque, io non la considero una vita: anche io, come te, sono arrivato al culmine dove, davanti ad un bivio, continuo a fare i conti con me stesso ed il mondo che mi circonda (o, per meglio dire, mi “imprigiona”), valutando col contagocce ogni singolo pro e contro all'eventuale scelta di vita... o di morte: una seconda ipotesi che, troppo vigliacco da prendere seriamente in considerazione (ma abbastanza intelligente da capire quanto questa, nei confronti dei miei genitori che, per mantenermi, hanno fatto tanta fatica e sacrifici), non cambierebbe comunque la mia situazione attuale nella quale mi sembra di essere un extraterrestre che vede le cose da un altro pianeta e, comunque, vivo per come sono vivo io ora, è come se fossi già morto, quindi è per questo motivo che, pensandoci sopra più volte nel corso di queste ultime notti, alla luce della consapevolezza della tua esistenza, della consapevolezza di chi sei e di chi eri, ho pensato di farti avere questa lettera (che, forse, non leggerai mai) per liberarmi un po' da tutto ciò che, dentro di me, sta opprimendo il mio vero io da sempre e questo anche per chiederti, visto che tu sei riuscito, in un modo o nell'altro un po' più te stesso, diventando da donna a uomo, ciò che , credo sia quello che volevi, COME DEVO FARE IO PER SENTIRMI DAVVERO UN PO' PIU' UOMO rispetto a quello che, effettivamente, già sono visto che non devo nemmeno traslare e questo, se per te è stato un problema, per me, invece, è un dramma perché non devo nemmeno cambiare sesso da donna ad uomo?
Io, teoricamente, sono un uomo ma, in effetti, dopo tutto quello che ho passato e quello che mi è passato sopra, sotto, dentro e fuori, travolgendomi come un treno che arriva all'improvviso e ti schiaccia, credimi (e perdonami se è un po' contorto e difficile da capire), non so più+ chi e/o cosa sono ma, di una cosa sono sicuro: NON SONO NE' CHI NE QUELL'UOMO CHE MI SENTO E CHE DESIDERO ESSERE ED ESSERE VISTO DAGLI ALTRI; mi capisci?

Ora concludo questa lettera, sperando di non averti annoiato con la mia storia, augurandoti un sacco di belle cose, gioie, successi e soddisfazioni e ricordai che non importa se vincerai o meno il Grande Fratello perché, ciò che conta di più, è vincere nella vita e, quando sentirai dentro di te di aver vinto, in quello stesso momento sarò sicuro di poter, a mio modo, vincere anche io!

Un abbraccio con stima ed affetto...
- Alessandro -

 

(Eccomi)

Un giorno, presto o tardi, il guscio che intrappola il mio vero io si romperà e, da crisalide a farfalla, aprirò le ali per volatr verso la felicità ed orgoglioso a testa alta, mostrerò a tutti la mia vera idenità di uomo che ancora oggi è intrappolata nel corpo di un cretino!

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