Titoli di coda

"Piemontesina bella......"


Abitavo in una vecchia casa nel cuore di Torino, vicino all'istituto che frequentavo. Era un piccolo alloggetto al secondo piano, in mezzo ad altri due che si affacciava sul ballatoio, che a sua volta sembrava penzolasse su quel cortile di terra e fango. Una stanza e cucina che per me, allora studente, era una reggia. Al mattino ero sempre l'ultimo ad uscire e l'odore del caffè mi inseguiva fino fuori dal grande portone in legno vecchio di almeno cento anni. Uscivo in strada e il profumo cambiava , era di pane appena sfornato, mi piaceva annusarlo a piene narici, sa di cose buone e pulite l'odore del pane, sa di pace di giovinezza. Gigi era il fornaio, figlio del padrone era un amico , mi lanciava la "biova" ancora fumante dall'altra parte della strada. Io la rosicchiavo mentre aspettavo il tram che mi portava al tecnico.Il tram era verde, con i sedili in legno e il "bigliettaio" seduto sulla sua sedia sembrava più alto e più grosso. Era quasi sempre lo stesso, cordiale , simpatico con noi ragazzi e galante con le belle signore. Si respirava aria di casa ovunque, non mi sono mai sentito straniero nella mia città. Di adozione, ma sempre mia!Le ragazze? Ah, le ragazze erano bellissime, tutte. Erano un mondo da scoprire, in tutti i sensi! Non era difficile intrecciare un dialogo con loro, anche solo fatto di occhiatine da un sedile all'altro , occhiate che davano scariche elettriche, le stesse che facevano vibrare il tram ad ogni curva.Poi si scendeva a gruppi, come quando si va in gita, appuntamenti davanti alla discesa silenziosi e puntuali.E poi c'era la vecchia cartolaia. Capelli bianchissimi, occhi azzurri come il cielo, innamorata di De Gasperi come fosse stato un divo del cinema.Parlava il torinese, "patois" come sosteneva lei, stretto, così stretto da essere spesso incomprensibile. Vendeva carta assorbente, matite e compassi. Vecchissimi libri impolverati sulla prima repubblica e sognava un incontro con Gabriele Ferzetti, grande attore dei suoi tempi. Benemerito sconosciuto per me che guardavo il laureato e ascoltavo in rolling stones!Dal suo negozietto usciva sempre una musica allegra, un pezzo di folklore piemontese che parlava di uno studente biondo che teneva l'innamorata sul cuor , seduto sulle panche del Valentino. E la cantava, quando pensava di essere sola, la cantava con nostalgia. Chissà, magari anche lei aveva amato un "biondo studentino"!Anni e anni passati davanti a quella scuola superiore, anni di visi vecchi e nuovi, anni di rivoluzioni e guerre. Era una donna vissuta a pieni polmoni fra le montagne e il cielo della sua Torino! Amava la sua città come un amante gelosa, passionale, tendeva braccia e cuore alla sua Torino, le aveva donato la sua vita, tutto il suo amore ed era, a sentire lei, stata ricambiata, era stata posseduta dal Po, era stata l'amore segreto della mole, aveva sposato piazza Vittorio con i suoi portici e le sue caffetterie antiche di "bicerin"!Questa era la città dei misteri, della magia. La città di Roll e della cartolaia.Adesso l'unica vera magia rimasta è avere la fortuna di incontrare quegli odori nei vecchi bar, nel suo dialetto. La vera magia sarebbe ascoltare ancora quella melodia uscire dal piccolo negozio e magari fischiettarla ancora, come facevo tanto tempo fa. La vera magia è che lei non veda più come è ridotto il suo grande amore!" Ricordi quelle sere, passate al valentino, con il buondo studentino che ti stringeva sul cuor. Non ti potrò scordare piemontesina bella....!"