Titoli di coda

Peppone e Don Camillo


C'è frenesia, vociar di donne festanti e uomini che portano lunghi binari in ferro sulle spalle per costruire il grande telone che impegnerà gran parte della piazza nel piccolo paese di montagna.I villeggianti osservano curiosi l'andirivieni di camion che trasportano le cucine da campo e i tavoli, quelli che si allungano, così si accontenta tanta gente e la pro loco chiuderà in attivo anche quest'anno.Il parrocco scruta il movimento di autorità comunali e il sindaco stesso che segue con attenzione i preparativi per la grande festa del paese.Si dividono la cittadinanza e i ferianti le due istituzioni importanti nel paese. Il comune a giunta "rossa" si infervora per accalappiarsi la parte festosa, quella del divertimento a sfondo più che altro politico. E li aspetterà sotto il grande tendone la sera, fra costine di maiale e palchetto dove si ballerà il "liscio".Il parrocco ricorda a tutti dietro il banco di beneficienza, che ci sarà la funzione con tanto di messa cantata e processione.Mi diverto ogni anno, in mezzo alla bolgia dei preparativi, a vederli in competizione come nei libri di Guareschi, diventano don Camillo e Peppone.E' un giorno di sfide, di numeri. La gente passa indenne e non sa che sono nel mirino dei due contendenti. Parlano in anticipo di presenza da una parte e dall'altra. Si dividono il piccolo paese quasi come se gli abitanti fossero guerrieri al loro soldo, pronti a massacrarsi uno con l'altro per una fetta di gloria da portare al santo protettore o a Marx. Le strategia finiscono al tramonto del sabato che precede i festeggiamenti.Come ogni anno la chiesa sarà affollata di gente, qualsiasi sia la fede politica saranno lì, a pregare e in prima fila il sindaco con la giunta a mani giunte. Forse che loro non abbiano bisogno di pentirsi e chiedere grazia a Dio?E ci sarà anche Il "Berlinguer" chiamato così perchè, come si evince ,era un grande estimatore dell'uomo politico degli anni di piombo.Tutti uniti almeno per un paio d'ore fra omelia ed eucarestia.E poi ancora insieme sotto il grande tendone, tavoli apparecchiati con piatti di carta e bottiglioni di vino.In fila alla cassa per prenotare agnolotti e braciole, salsicce e bunèt.E li vedo i due generali d'armata, uno di fianco all'altro che si scambiano cortesia.-Prima la chiesa!- Dice il sindaco scostandosi a sinistra.-Non sia mai, prima lo stato- Replica il parrocco sfiorando il colletto come per scacciare il diavolo tentatore.Dopo i convenevoli eccoli seduti allo stesso tavolo e se la memoria non mi inganna stasera saranno all'apertura delle danze fra mazurche e valzer con il bicchiere di vino alzato soddisfatti per la riuscita della festa.Nel mio piccolo paese sconosciuto ai più, non conta il colore della bandiera politica.Forse che il miracolo del patrono stia proprio qui?Meglio non mi legga Peppone! Oggi è in vantaggio la chiesa per 1 miracolo a 0.