Titoli di coda

Accettazione


Non riesco a staccare la spina dal pensiero fisso di cosa stava accadendo dodici anni fa. A volte stento a credere che sia passato tutto questo tempo, perchè quei giorni sono ancora vividi dentro.Le giornate fredde di febbraio, cercare il posto macchina intorno all'ospedale, con frenesia, non potevo perdere un attimo, perchè lo sentivo il disastro dentro. Percettibile nelle notti a casa, sempre con l'orecchio al telefono e gli occhi spalancati nel buio.Negli occhi dei medici la rassegnazione, più nessuna parola poteva confortare nelle speranza. Quel miracolo che ho aspettato fino alla fine. Ma inevitabilmente non è arrivato. La paura di non trovare la forza di reagire, la paura di trovarmi di fronte ad una "cosa" di cui sentivo parlare, ma non avevo ancora vissuto.E quel giorno prima, la notte che sarebbe toccata a me, seduta sulla sedia accanto al rantolo che mi martellava le tempie.Invece mi prese la stanchezza, come quando esci da una forte tensione, eppure c'ero ancora dentro, e la richiesta di aiuto. Mio fratello che accorre e mi lascia a casa, nel mio letto, mentre lui assiste impotente alla predestinata fine.Ho pensato mille volte che è stato fortunato, so che è terribile da dire, ma lui c'era. Io no.Penso a tutto questo, mentre scorre il film di quei giorni.Rimbalzano le emozioni e la commozione. E' una ferita che non va più via, incancellabile, profonda che mi preme sull'anima e mi fa male.  Quel male che è disfatta, perdita, confusione, dolore, rassegnazione effimera.E sopratutto mancanza delle sue parole, del modi allegro di prendere la vita.Piegherò questo dolore, non per eliminarlo, no! Per accettarlo.