Titoli di coda

Il ricovero dell'ipocrisia


 *********** Sono stanco! E' stata una giornata lunga, tra medici e infermieri e flebo e iniezioni contro questa infezione che mi fa salire la febbre e scendere la voglia di lottare. Sono le undici di sera quando entro nella camera dell'ospedale, ricoverato e non si sa per quanto. Conosco così Andrea, un uomo di quarant'anni che è arrivato poco prima di me, non so per cosa sia lì, non è che mi interessi molto. Quando soffri lo fai da solo indifferente al resto del mondo, il tuo dolore occupa tutti i tuoi pensieri e poco te ne fai di chi sta peggio di te. Meno ancora se sta meglio di te, quasi che ci si possa consolare pensando a chi sta peggio, e c'è invidia per chi sta meglio quindi risultato: te ne freghi di tutti! Andrea è disteso supino sul letto, una donna lo abbraccia, lo bacia e lui si lamenta, guaisce come i cani maltrattati. Impreca contro la sfortuna, mentre la sua donna lo consola affranta e disperata! Io sono solo, ma non mi dispiace, non sono abituato al dolore così sfacciatamente esibito. Penso invece che la sofferenza abbia dinamiche più discrete, meno compulsive soprattutto se non è così grave ciò che invece appare tale. Andrea è un piagnone di natura, lo scopro subito dopo l'uscita della donna. Lui si siede sul letto, armeggia con il cellulare, chiama qualcuno, parla ad alta voce e mi stupisco fino a pochi minuti fa sembrava afono, parla di soldi e lavoro, di conto in banca e ride confabulando con l'interlocutore. Ride della donna appena uscita. "L'ho piegata in due stavolta"! E ride ancora. Che stupida persona il mio vicino di letto! Che uomo ipocrita e vile, come può una persona giocare così con la sofferenza. E la risposta è chiara subito: perché non conosce la vera sofferenza, sempre che ci sia quella falsa. Io non ci credo, conosco bene il signor dolore, so dove abita e mi viene spesso a trovare anche se cerco di scappare. Andrea no. Andrea sta occupando un posto riservato a chi ha veramente bisogno. Andrea si avvale di questo momento per rivalersi di un sentimento. Andrea non vale nulla. Il buffone si gira verso di me, accenna ad una smorfia di dolore. La mia risata amara accompagna il suo saluto. Mi volto dall'altra parte, un segno preciso di intolleranza verso questo finto dolore. Un segno preciso verso chi , purtroppo, a quarant'anni prende come un gioco la camera di un ospedale.  *********