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 Quanti ti hanno cantato, o Amore: nessuna pretesa di sommare un verso.Piccolo inciso, vergato da un novizio come vorrei si spandesse il tuo effluvio - non solo su di me - su quanti prigionieri di tristezza o limiti o su quelli che piangono nell'attesa.In Te io credo e crederò, a prescindere e comunque, sempre e per sempre, sia tu Eros, Agape, Storge o Philia.E quando uomo o donna mi confida: “Ahimè, l'amor non bussa alla mia porta” suggerirò a lui o lei “Spalancala” e non sia mai più chiusa alla sorpresa.Ché a volte mentre meno lo si crede un’anima si affaccia e mira dentro, apprezza ciò che pensi sia cemento e spezza le catene che ti sfiancano.Auguri, auguri, auguri a tutti quelli che Amor davvero vanno ricercando, e a quelli che ne godono in silenzio, oppure assai lo mettono su piazza.Comunque la si veda è qui conferma: d'amore non si muor davvero, soffrire troppo e a volte sì che duole lo cuore condiviso con il partner.Ma come disse un dì un amico mio: “In due risolvi tutti quei problemi che se fossi da solo non avresti e te ne troveresti forse altri”.E dunque quale sia la conclusione? Meglio la solitudine e la noia, o i cavalloni – quelli della coppia – tra venti e temporali in alto mare.Non azzardo risposta, ché fa male dare consigli a chi non ne ha bisogno; però io che un pochino mi conosco dico: per me in due è forse meglio.