EARTH & SOCIAL

S.O.S. LANCIATO


Generazionalmente parlando, in quasi tutto l’occidente chi oggi detiene il potere politico “ha fatto il ‘68”. Non dovrebbe essere cosa da poco. Studiando un po’ la storia recente, ci accorgiamo di essere di fronte ad una generazione che un tempo (neanche troppo lontano), ha tentato con audacia di cambiare il mondo. I “sessantottini” erano ragazzi che in un periodo di grandi rivoluzioni (economiche e sociali) si sono ribellati all’oppressione di una società obsoleta e di una politica ladra, cieca e sorda. Hanno gridato pacificamente e si sono fatti sentire. Hanno combattuto per la Pace, la Libertà, la Dignità Umana. Hanno lottato per l’Ambiente e la sua salvaguardia. Si sono spogliati nelle piazze per chiedere la fine delle torture sugli animali. Negli anni ’70, i cinquantenni di adesso erano sostenuti da forti ideali e hanno avuto la grande opportunità di cambiare le cose, di portare aria fresca e per un po’ ci sono anche riusciti. Poi però si sono persi. Come quelli che loro stessi contestavano, hanno iniziato a dare più importanza alla forma, piuttosto che alla sostanza. Come i potenti che loro un tempo combattevano, anche loro si sono lasciati fuorviare dall’odore del denaro, dalla sottile truffa della popolarità, che a guardare bene la vita te la toglie, invece che dartela. Non tutti, certo. Qualcuno è rimasto fedele ai forti ideali di gioventù, primo fra tutti la lealtà e la salvaguardia del vero e del giusto; ma sono così pochi che la loro voce fatica ad arrivare alle masse e comunque sono sempre quelli che nella vita non hanno sfondato. Chissà perché… Ora penso sia il nostro turno e il nostro “sessant8” probabilmente si chiamerà “duemila8”. Penso anche che la nostra “battaglia” sarà importante come o forse più di quella combattuta trent’anni fa da nostri genitori. Come loro anche noi chiederemo la Pace, ma chiederemo soprattutto l’abbattimento delle emissioni Co2, l’abolizione del nucleare, la sostituzione del carbone, la fine dello spreco di acqua e materie fossili; cercheremo di porre le prime pietre sulle quali costruire la nuova società del futuro; il prossimo “uomo” dovrà essere capace di vivere in collaborazione con la natura e non in conflitto, perché si dovrà rendere conto di essere lui stesso a soccombere, in una eventuale “resa dei conti”. Il prossimo uomo dovrà essere capace di provare pena per un’albero abbattuto, per il reef che si distrugge, per gli animali che contribuisce a far estinguere. E dovrà sentire il bisogno di riparare ai danni causati. Dovrà sentire la spinta arrivargli da dentro. Per questo penso che davvero sia necessario un cambiamento nello stile di vita da parte di tutti, così come nel modo di pensare e di agire. Non è obiettivo da poco, a mio avviso, per raggiungerlo ci vuole coraggio. E carattere. Calcolando soprattutto che queste richieste le porteremo sui tavoli dei sessantottini di cui parlavo prima, ingenuamente mi chiedo: ci ascolteranno? Lasceranno da parte le loro scalate e le loro guerre per sedersi attorno ad un tavolo e cercare insieme il modo migliore per arrestare i terribili danni in corso? Sentiranno la necessità di riscattare gli ideali che hanno tradito strada facendo? E un domani… vorranno essere ricordati come degli eroi e dei rivoluzionari oppure come dei codardi e degli inetti? E i nostri genitori, sessantottini e non, sapranno essere lungimiranti e rendersi conto del mondo che ci stanno lascando? E noi? Saremo capaci di superare l’entusiasmo di un grande evento di divulgazione come è stato il «Live Earth» di sabato 7 luglio 2007 e andare avanti con un grande impegno ogni giorno della nostra vita? Saremo in grado di modificare il nostro stile di vita, rinunciando a qualcosa ma sapendo di guadagnare molto? E ancora, sapremo allevare una generazione EcoRispettosa, EcoSostenibile? E i pessimisti? Quelli che vedono buio e che tentano sempre di fare da zavorra, quelli che in tutta questa storia sono stati mossi soltanto dal desiderio di additare come ipocrita chi vi ha partecipato, senza riuscire invece a capire la meraviglia di un messaggio di pace che arriva a 2Miliardi di persone, sapranno vedere che oltre il velo della loro pigrizia e della poca audacia del loro cuore ci sono molte cose che potrebbero fare? Infondo, la storia umana insegna che l’uomo si divide tra coraggio e vigliaccheria. A questo punto è arrivato il momento di decidere da che parte stare e a chi pensa di iniziare, consiglio di farlo a partire da subito, perché non c’è più tempo da perdere. RIDURRE LE EMISSIONI SIGNIFICA INNANZITUTTO PRESTARE ATTENZIONE ALLE PICCOLE COSE. Non lasciare accese luci e spie dello stand-by inutilmente, ad esempio; sembra una stupidata ma se lo facessero tutti sarebbe un enorme risparmio energetico. Accendere il condizionatore solo se si è in casa con persone deboli, anziane o bambini e non tenere mai la temperatura troppo bassa; è utile anche sapere che comunque sarebbe meglio avere un deumidificatore, dato che è l’alta percentuale di umidità presente nell’aria a causarci malesseri, non il caldo in sé. Sempre in casa, si potrebbe sostituire tutti le vecchie lampadine ad incandescenza con quelle a lunga durata (dette appunto “a risparmio energetico”), lavare i panni a basse temperature e a pieno carico, preferire la doccia alla vasca bagno (anche in inverno); Oppure mettere l’acqua in un bicchiere e usarla per sciacquare lo spazzolino, invece di farla scorrere inutilmente per dieci minuti; su grande scala, tutto questo sarebbe un gran bel primo passo. Senza andare troppo lontano, chiediamo ai siciliani, che l’acqua l’hanno sempre vista (appunto) col contagocce. Chiediamo a loro qualche consiglio utile per risparmiare questo bene prezioso che permette la vita sulla terra e che non è per nulla “infinito”. E ancora, in città si potrebbe iniziare ad usare di più i mezzi pubblici che però dovrebbero essere potenziati e migliorati. Ci sarebbe bisogno di aria fresca anche qui. Mezzi ecologici su corsie preferenziali, magari su futuristiche monorotaie a tre metri da terra. Sempre nel nostro piccolo si potrebbe usare più spesso la bicicletta, almeno quando si devono percorrere brevi distanze, però anche qui i comuni (ma parlo prevalentemente di Milano) dovrebbero rendere la cosa più fattibile, realizzando vere e proprie “strade ciclabili”, sicure e libere dalle automobili. Così com’è adesso, la circolazione in bicicletta per la città è davvero cosa rischiosa e ammiro il coraggio di chi la pratica. E poi, smetterla con uno dei comportamenti più odiosi ed egoisti che si possano avere alla guida e cioè, sostare per mezz’ora e più con il motore acceso per godersi il fresco sollazzo dell’aria condizionata durante l’attesa. Spegnete quel dannato motore e mettetevi da qualche parte all’ombra, anche se dovete fare quattro passi che vi allontanano dalla vostra preziosa vettura. Vi prego, non vi sopporto più.