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GIORGIO NUVOLI


Qualche mese fa avevo scritto un accorato post sul caso di Piergiorgio Welby, l'uomo malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA o morbo di Lou Gehrig oppure malattia di Charcot), malattia degenerativa e incurabile che colpisce il sistema nervoso per poi andare ad intaccare il tronco encefalico e il midollo spinale. Welby, che era inchiodato ad un letto e che viveva "grazie" ad un respiratore che da 20anni gli pompava ossigeno in gola e che era impossibilitato ormai a parlare, muoversi e persino piangere, chiedeva da anni che gli fosse concessa la grazia della morte. Quella che Madre Natura gli avrebbe concesso da anni, se la scienza non si fosse accanita nel tentativo di tenerlo in vita. La notte tra il 20 e il 21 dicembre dell'anno scorso, il medico anestesista Mario Riccio ha staccato il respiratore di Piergiorgio Welby e ne ha permesso la tanto agognata morte, beccandosi però dallo Stato una condanna in primo grado per "omicidio colposo del consenziente", per la quale fino a ieri rischiava 15 anni di reclusione. Ieri, il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Roma l'ha assolto, giudicandolo "nel pieno diritto di assecondare la volontà del malato". È un passo avanti. E nemmeno piccolo, a mio avviso. •Giorgio Nuvoli In comune con Piergiorgio Welby, Nuvoli aveva la SLA e la grande voglia di poter morire in pace, senza dover sopportare ancora per chissà quanti anni la tortura di una vita così poco dignitosa e così tanto sofferta. Forse qualcuno l'avrà visto in televisione, ripreso mentre comunicava con sua moglie fissando delle lettere su un cartellone che lei poi univa e interpretava. A differenza di Welby, Nuvoli ha fatto da solo. Da giorni aveva infatti intrapreso uno sciopero della fame e della sete che l'ha portato ieri alla morte, proprio nel giorno del proscioglimento di Mario Riccio.