EARTH & SOCIAL

KATAY GONOW VICTORY


Lo sapevamo da tempo. Prima o poi la Cina avrebbe aperto i battenti e avrebbe invaso i mercati dell’occidente di “falsi”, di copie dei prodotti nostrani (vedi “Olio d’Oliva Pseudo-Doc.”) con l’unico pregio di essere a basso prezzo e quindi potenzialmente alla portata di tutti. Sappiamo bene che i cinesi sono dei maestri nell’arte della copia perché praticamente in ogni città o paese o frazione dello stivale è possibile trovare il classico negozietto cinese, dove viene venduto di tutto e di più e si esce con la borsa piena, senza che il portafoglio accusi il colpo. Purtroppo, la dovizia che si ritrova nei particolari dei prodotti cinesi, spesso non la si ritrova nella loro sicurezza, nelle certificazioni (qualsiasi cosa in Italia, per essere venduto in sicurezza, necessita dell’approvazione «Ue», che segue rigidi controlli e regole ferree per la sicurezza dell’acquirente), che su questi prodotti sono in genere inesistenti o addirittura contraffatte. E così, capita spesso di leggere sui giornali che con un blitz i CC hanno sequestrato intere produzioni di biberon per bambini fabbricati con una gomma tossica, o di giocattoli a pile che perdono un liquido giallognolo (quasi sicuramente cancerogeno) o di forni a microonde che all’improvviso prendono fuoco (questo succede anche alle batterie dei cellulari Nokia, sempre prodotte in Cina). • LA Cina è vicina… Ora che la Cina ha liberalizzato i mercati, sta cominciando ad invadere il mondo e questa volta lo fa a viso scoperto; la cosa a essere sinceri un poco mi spaventa, perché è ovvio che dovrà competere con industrie forti (cioè ricche e molto conosciute, soprattutto in borsa), con cento e più anni di esperienza alle spalle e una clientela globale affezionatissima, contando su capitali bassi e tanta manodopera umana. La forza dell’industria cinese è però grande. I prezzi del prodotti finiti, sono estremamente bassi e alla portata di tutti. Certo, sta a noi decidere fino a che punto far entrare i prodotti made in China nelle nostre case, ma spesso la smania di possedere uno “status-symbol” è più forte della capacità di razionalizzare la sicurezza, nostra e degli altri. È (a mio avviso) il caso dei centoventuno acquirenti bresciani del famigerato Katay Gonow Victory, mostro (o se preferite “Suv”) da 1.740 kg per 5 metri d’ingombro, venduto al supermercato (anzi, Ipermercato «Leone di Lonato», nel bresciano) per 14.000 Euro. Ho cercato d’informarmi meglio, comprando qualche rivista specializzata dove le schede tecniche e le opinioni di chi per lavoro è abituato a guidare automobili dalle diverse caratteristiche non mancano e dove di certo non può essere trascurata la questione sicurezza. • Il quadro finale del mostro cinese è spaventoso. Il motore è un 1.929cc, diesel di vecchia concezione a iniezione indiretta (non diretta, figuriamoci common-rail), lento (max 140Km/h, come la mia Matiz) e rumoroso con l’unico pregio di non consumare molto (12,8 km/l). Inoltre, pur essendo un “transatlantico da città”, lungo per l’esattezza 4,97 metri, è omologato soltanto per cinque persone, esattamente come la mia Matiz. L’attrazione di questo aggeggio dev’essere sorpattutto il bagagliaio, che è veramente capace (710 litri, probabilmente terrebbe tutta la mia Matiz, come se fosse una bicicletta) e infatti viene venduto come “autocarro”, cosa che permette di detrarre l’Iva, ma che frutta salatissime multe nel caso si venisse scoperti ad usarla nel tempo libero (magari con il gran bagagliaio carico di sacchetti della spesa) e che nel caso di incidente -sempre se non la si usa come “autocarro”- frutta un sacco di rogne con l’assicurazione. Il meno del problema probabilmente è dato dalle finiture: la vernice che si scolla, il portapacchi sul tetto che si stacca durante la marcia o le lamiere spesso diverse fra loro. Dulcis in fundo, il mostro Katay Gonow Victory, non rispetta le attuali norme anti-inquinamento «Euro 4» ma è fermo alla categoria «Euro 3»; viene venduto grazie a una particolare deroga e si svaluta pesantemente un secondo dopo l’acquisto. Nonostante tutto questo, 121 persone (in soli 20 giorni), sono uscite dall’Ipermercato sentendosi probabilmente migliori di prima, perché finalmente possessori di un «Suv». … Ah, a proposito.. Bentornati!