EARTH & SOCIAL

ORFANA DI ORIANA


«VI SONO MOMENTI, NELLA VITA, IN CUI TACERE DIVENTA UNA COLPA E PARLARE DIVENTA UN OBBLIGO. UN DOVERE CIVILE, UNA SFIDA MORALE, UN IMPERATIVO CATEGORICO AL QUALE NON CI SI PUÒ SOTTRARRE» (Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio) Classe 1929, fiorentina verace, partigiana (con compiti di vedetta) a soli dieci anni, battagliera, libera e forte. Così l'ho sempre vista, così Oriana Fallaci si è sempre mostrata al mondo. A testa alta, perchè quella che ha sempre inseguito era la verità, la giustizia e cioè: “nulla di cui doversi vergognare”. Se c’era una cosa che proprio non poteva sopportare, era il potere prevaricatore, la mancanza di democrazia, la dittatura. Davanti a queste cose proprio non sapeva tacere. Era una donna estremamente combattiva e fin dai primi articoli comparsi sull'Europeo ha dimostrato di avere una particolare dote d'incantatrice. Amava l’italiano, con i suoi giochi di parole, la sua ritmica e la sua melodia. Lo usava magistralmente, da vera fiorentina. Non ha mai abbandonato la sua "Lettera 22", l'amata macchina per scrivere. Era capace di passare ore e ore a correggere una frase, fino a ché non “suonava” come voleva lei. In questo, con immenso rispetto e a testa china, ho sempre cercato di imparare, da lei. Da giovane riempiva le piazze, la folla la seguiva per ascoltare le sua rabbia e il suo orgoglio (da sempre ben radicati nel suo spirito)… ma anche la sua ragione e la sua immensa passione per l’informazione giusta e corretta. Questa è l’Oriana Fallaci che oggi voglio ricordare, quella che davvero mi manca come se si trattasse di una vecchia zia un po’ burbera ma estremamente attenta e intelligente, dalle mille storie da raccontare, dalle mille cose da insegnare; non quella malata e perennemente incazzata che dalle pagine del Corriere urlava e inveiva contro l’invasone di quello che lei stessa aveva soprannominato “il terribile mostro a tre teste”. Oriana Fallaci è quella donna che negli anni ’60 è andata in guerra, prima corrispondente donna dal fronte (la prima di tutti i tempi), perché così si era messa in testa di fare. È quella che in Vietnam («una sanguinosa follia») indossava la divisa militare e che si faceva sparare addosso pur di stare in prima linea e poter raccontare per davvero, quello che di atroce vi accadeva. Leggete «Niente e così sia», poi ditemi se non ci è riuscita. Il 2 ottobre del 1968, Oriana “morì” a Città del Messico, per mano di una polizia armata che sparò tra la folla, tra gli studenti in manifestazione, uccidendo per davvero centinaia di giovani. Lei si risvegliò all’obitorio, sotto cumuli di giovani corpi martoriati e innocenti. L’anno dopo invece (e questo lo sanno in pochi) Oriana “sbarcò sulla luna”… Infatti, il comandante dell’Apollo 12 portò sul nostro satellite una foto di Oriana bambina, per mano alla “su’mamma”. Sapete che sulla Luna pronunciò la famosa frase: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», vero?.... Ecco, è stata lei a consigliargliela. Era grande per davvero, “la zia” Oriana. Tra i leader storici da lei intervistati si possono citare Re Husayn di Giordania, Yasser Arafat, Muammar Gheddafi, Alekos Panagulis (leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli, nonché suo unico e grande amore), Haile Selassie, Henry Kissinger, Golda Meir (che divenne sua grande amica), Indira Gandhi, l'Ayatollah Khomeini (che apostrofò come «tiranno» togliendosi subito dopo il chador come segno di protesta) e molti, moltissimi altri ancora. Oriana Fallaci era quella donnina gracile ma dallo sguardo deciso e femminile che davanti ai grandi potenti del mondo, non aveva mai avuto la minima paura di dire quello che realmente pensava e cioè che fossero tutti sostanzialmente degli stupidi anzi… degli “stolti”, perché sapeva bene che questo termine avrebbe dato loro ancora più fastidio. Nonostante non volesse essere chiamata “giornalista”, in effetti lo era. Tra gli altri, scriveva per giornali importanti, come il “New York Times” il “Washington Post” e il nostrano “Corriere della Sera”... Il Columbia College di Chicago le conferì la Laurea ad Honoris Causa per il contributo da lei dato alla storia e le dedicò un intero museo, dove oggi sono conservati gli originali dei suoi articoli, le bozze scarabocchiate dei suoi libri, i suoi oggetti e le sue curiosità. In Italia non s’è mai fatto per lei nulla di tanto grande. L’unica cosa da ricordare è che nel marzo 2005 il quotidiano "Libero" lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse a Oriana il titolo di senatore a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme, ma lei stessa rifiutò più volte l’onoreficienza, perché da anni viveva a New York e si sentiva più americana che italiana... È morta un anno fa. Il 15 settembre del 2006, per l’esattezza. Sulla sua lapide si legge: «Oriana Fallaci - Scrittore» È morta nella sua Firenze, perché nonostante tutto l’Italia non l’ha mai dimenticata. Io non dimenticherò mai lei. info: MILANO dedica ad Oriana Fallaci una Mostra che si terrà a PALAZZO LITTA (C.so Magenta, 24) dal 15 Settembre al 18 Novembre. L'ingresso è gratuito e saranno esposti numerosi scritti, numerose lettere, numerosi pezzi della sua meravigliosa vita. http://www.corriere.it/Speciali/Spettacoli/2007/Fallaci/