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...MYANMAR: VI ARRESTEREMO TUTTI


Leggendo i servizi sui vari quotidiani, alla fine si ha quasi l’impressione di essere lì; si sente l’umidità dell’imminente monsone sulla pelle e ad avere un po’ di fantasia, si sente persino l’odore delle strade: terra, muffa, legno, smog, spezie, polvere da sparo e sangue. Dalle cronache di quei pochi giornalisti che ancora camminano per Yangoon, si sa che le strade sono sempre invase di militari, per lo più poveri disperati, raccattati dal regime per i campi anni fa e arruolati per assecondare un potere cieco e assurdo. Dai megafoni sparsi qua e là per la città, una voce ripete ritmicamente: «Abbiamo le foto di chi ha infranto la legge. Vi arresteremo tutti». Chi ha infranto la legge, e cioè chi nei giorni scorsi ha manifestato, sa che la sua sorte è attaccata al giudizio di colpevolezza che nel caso di cattura gli verrà inflitto. Ci sono infatti 4 differenti gradi di “giudizio”, per le 4 differenti colpe di cui ci si poteva macchiare in questi giorni di marcia pacifica: passanti, curiosi, sostenitori e partecipanti, non condividono la stessa sorte. I Monaci sono spariti. Ogni tanto ne riaffiora qualcuno dalle acque del fiume Than, nonostante il regime abbia assicurato che sono stati tutti mandati nei loro villaggi natale, è invece molto più probabile che siano stati torturati e uccisi. Magari non tutti, ma molti è certo che abbiano fatto una butta fine. Fattostà che in giro, si vedono solo i Monaci bambini, che camminano veloci e a testa bassa, cercando di evitare di incrociare i militari. Hanno sparato anche su di loro settimana scorsa, anche sui bambini e sulle Monache. E lo stesso è accaduto anche a Mandalay, l’altra grande città birmana. Adesso la repressione è violenta. La gente ha paura. Le Pagode sono state completamente occupate dall’esercito e la gente che viene scarcerata di giorno (per dimostrare “umanità” all’occidente ma soprattutto alla Cina), poi la notte viene di nuovo stanata, catturata, rinchiusa e torturata… Ma non è ancora finita qui. Ora che il pacifico esercito rosso vermiglio è stato annientato, sono pronti a scendere in campo gli studenti, i giovani attivisti dei movimenti democratici e della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD). Nel quartier generale della NLD si sta preparando l’attacco, fatto soprattutto di storie, di articoli da mandare ai giornali e all’occidente, nella continua speranza che la situazione possa cambiare. Il pensiero di questa gente va ai “martiri del 1988” e alla “Signora”, come in Birmania viene chiamata Aung San Suu Kyi, oltre che ai morti di questo mese. Sono pronti a lottare e persino a morire. Però sanno che questo non basterà, come non basterà nemmeno l’inasprimento delle sanzioni al governo di Than Shwe, minacciato da Bush e dall’Europa dopo la visita del commissario Onu. Infatti, fino a ché Francia, Gran Bretagna, India, Russia, ma soprattutto la Cina, continueranno a fare affari con i generali, questi avranno la forza (soprattutto monetaria) per andare avanti e perseguire col proprio regime del terrore. Sarebbe importante che la Cina capisse l’enorme ruolo diplomatico che ricopre in questo delicato momento. Sarebbe importante se adesso non pensasse solo ai propri interessi, come invece sta facendo. La Cina è più importante di qualsiasi altro Paese perché è a lei che volgono lo sguardo i generali, è lei che considerano un modello politico ed economico. Solamente la Cina, da cui questo regime dipende sia politicamente che economicamente, potrebbe convincere i generali a cambiare strada.