EARTH & SOCIAL

NAPOLI: disastro ambientale, sanitario, di immagine e morale.


Il problema della spazzatura in Campania dura da quasi quindici anni. Non è una cosa nuova e i napoletani lo sanno bene, tanto che quando parlano di questo delirio vanno per annate, come se parlassero di vini e vendemmie. Ricordano ancora tutti l'estate del 2003, quella torrida, più torrida di tutte le altre, quando i miasmi della "munnezza" facevano svenire la gente che passava nelle vicinanze dei cumuli per l'evaporazione di quell'aria marcia. Per tutti quelli che invece non vivono da quelle parti, l'emergenza spazzatura a Napoli e provincia è un qualcosa di indegno, di vergognoso, che passa per i tiggì all'ora di cena ma che poi più di tanto non cambia la vita di tutti i giorni, perché è lontano, perché non riguarda tutti da vicino. A parer mio non è così. Penso sempre che l'ambiente e la dignità siano di tutti. A questo punto la situazione è diventata surreale. Assolutamente invivibile, inammissibile. Leggo sui giornali interviste a cittadini stanchi, lesi nella dignità e impotenti davanti a questa tragedia, leggo le descrizioni dei luoghi e mi sembra di scorrere fra le righe di un romanzo scadente, di quelli che ti mettono la depressione già alla decima pagina. • SPUMA SOLIDA Leggo che per le strade della periferia di Napoli (Est e Ovest le più colpite in questo momento), i cumuli di sacchi fetidi raggiungono i quattro metri d'altezza e questo vuol dire che chiunque abiti al di sotto del terzo piano, se apre le finestre, si ritrova la casa invasa dal pattume. Leggo che sempre tra i cumuli o attorno ad essi, si deve prestare la massima attenzione alle varie pozzanghere chimiche, fatte di spuma biancastra e solida, generatasi dalla fermentazione di quello che al mio paese viene chiamato "Frazione Organica" o più semplicemente "Umido", e cioè tutto ciò che è deperibile, tutto ciò che deriva dalle sostanze organiche putrescibili provenienti soprattutto dagli scarti delle cucine. Pesce, uova, carne in putrefazione... e molto altro ancora, generano veri e propri gas che prendono prima la gola e poi lo stomaco. La gente che si avventura per le vie resiste tre, quattro minuti al massimo; dopo è costretta a vomitare. I Carabinieri sono presenti sul luogo anche per assistere chi si sente male, non solo per sedare la rabbia e scongiurare gli incendi, che possono sembrare "una soluzione" (perché riducono la massa della pattumiera) ma in realtà sono di una pericolosità micidiale, perché nell'aria sprigionano diossine dannosissime, forse più di tutto il resto. Dopo gli incendi, l'aria si appiccica addosso come se fosse uno strato oleoso, che è difficile da lavare via e che impregna ogni poro della pelle. La plastica bruciata ricade su tutto, creando una patina vischiosa e cancerogena. Sembra l’apocalisse. No? • TOPI E BAMBINI Proseguendo nella lettura, scopro che i bambini, a Napoli e provincia non escono più di casa. Non vanno più a scuola (anche se sono state aperte tutte e i loro ingressi resi più o meno agibili) perché i genitori non si fidano e fanno bene. I bambini non escono più a giocare. I sacchi che tra i cumuli si sono aperti (o che proprio non sono stati chiusi), vengono puntualmente assaliti da "topi grandi quanto gatti, che mordono e soffiano e si arrampicano per le grondaie" e da branchi di cani randagi, perennemente rabbiosi e affamati. Chi si fiderebbe a lasciar scorrazzare i propri figli tra tutta questa meraviglia?... • SOLUZIONI? ... Ieri Prodi ha annunciato con fare da super-eroe che “avrebbe risolto la situazione in 24 ore”. Oggi aspettiamo il grande verdetto, la mossa vincente che scioccherà tutti quanti. O forse no; anzi, molto probabilmente no, non cambierà nulla. E poi se fossi napoletana m’incazzerei pure se questo accadesse: «Ma come?... Sono quindici anni che ci fanno vivere nella merda, e adesso viene fuori che si poteva risolvere tutto nel giro di 24 ore??!»... Rosa Russo Jervolino, la sempre più impopolare “sindachessa” di Napoli ha chiesto aiuto all’esercito. Ieri, durante un colloquio col Ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha chiesto e ottenuto la presenza di militari per le strade, a pattugliare e dare man forte ai CC. E ha chiesto anche la possibilità di poter usare due o tre siti dell’esercito per lo stoccaggio dei rifiuti, dato che quelli esistenti sono inagibili, bloccati o presidiati. Questo ancora non l’ha ottenuto. I militari sono capacissimi di togliere spazio vivibile ai cittadini (NO Dal Molin!), ma quando si tratta di rendere alla gente qualche ettaro di terra, soprattutto per aiutare tutti a riemergere dalla monnezza, bravi lo sono un po’ meno. La percentuale di malati oncologici è drasticamente salita a Napoli e provincia, negli ultimi anni. Per questo rabbrividisco, quando sento parlare di costruire “termovalorizzatori” . Certo, mostrando alla gente soltanto il lato positivo della faccenda (e cioè lo smaltimento dei rifiuti di ogni tipo, con la conseguenza di generare energia da utilizzare per la vita di tutti i giorni), può sembrare una manna; ma penso che i napoletani siano stufi marci di farsi prendere in giro e di conseguenza penso che sarebbe giusto informarli anche dell’altra faccia della medaglia “termovalorizzatore”: cancro, leucemia, alta mortalità dei feti, danni ingenti all’apparato respiratorio, mutazioni del DNA, danni ingenti alle coltivazioni e ai pascoli, avvelenamento della terra con il conseguente abbassamento di produzione e vendite. NON CAMBIA NULLA A BRUCIARE LA PLASTICA PER LA STRADA OPPURE IN UN INCENERITORE. L’unica differenza è la produzione di energia (con il conseguente risparmio dello Stato, certo…), ma il danno sanitario rimane immutato. O al massimo aumenta. NEL MIO PICCOLO, penso che la gente della Campania dovrebbe innanzitutto imparare che si possono ridurre gli scarti già al momento degli acquisti. Sono piccoli accorgimenti, i soliti piccoli passi che attuati in tanti generano grandi risultati. Scegliere ad esempio la saponetta al posto del sapone liquido, perché incartata in un sottile strato di carta di riso e non imbottigliata in un ingombrante flacone di plastica. Stessa cosa per i generi alimentari (no alle vaschette “salva freschezza”) e per tutti quei prodotti che per essere venduti necessitano di packaging complicati e ingombranti, che appena si entra in casa volano direttamente in spazzatura. Si paga di più per qualcosa che si butta subito e che poi intasa le strade. La capite la psicologia contorta di tutto questo? ... Se è possibile (ma purtroppo non ne sono per niente sicura), bere l’acqua del rubinetto ed evitare l’acquisto di bottiglie di plastica. Comprare dall’ortolano, che imbusta tutto nei sacchetti marroncini di carta e non nel cellophan… Tornare ai negozietti, se possibile. Non generano plastica, loro. Potrebbero fare qualcosa anche i grandi centri commerciali, coloro che per l’appunto, spacciano plastica a noi tutti. Potrebbero fornirsi di distributori di detersivi, ad esempio, così da permettere a ogni persona di recarsi con il proprio contenitore (e non con uno diverso ogni volta) da ricaricare. Si potrebbe fare per tutto ciò che è sotto forma liquida o in polvere. Vi sembra poco?... In Germania ricaricano il dentifricio in questo modo da vent’anni e hanno diminuito drasticamente il consumo di plastica. E poi, il Presidente Bassolino dovrebbe smetterla di sperperare soldi pubblici in chissà quale modo. Non va scordato che gran parte di questa assurda faccenda è merito suo (come ha per altro ammesso), che sorride alle telecamere e racconta che se lui lascia la poltrona non cambia nulla… e quindi non la molla. Bisognerebbe vedere… Se al posto suo arrivasse qualcuno davvero motivato, ambientalista al punto giusto e corretto quanto basta, magari si potrebbe iniziare a parlare anche in Campania di “pattumiera differenziata” e di “raccolta porta a porta”, che elimina i cassonetti dalle strade e regola il tutto creando ordine. Non sto inventando nulla. Al piccolo paesino dove vivo si fa così da anni, e si ricicla il 98% della pattumiera di tutti. Dopo aver scremato carta, plastica, vetro e lattine… quello che resta nel così detto “secco” (a’munnezz) è veramente roba da poco. Io penso che con impegno da parte di tutti qualcosa potrebbe cambiare. Voi cosa ne pensate?...