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LA PAROLA A CARLO RUBBIA


Carlo Rubbia, per dovere di cronaca, è un grande scienziato, un grande Ricercatore. Si laurea in Fisica nel '57 alla Normale di Pisa e per anni lavora come ricercatore per importanti università, come la Columbia University, l'Harvard University , l'Università di Pavia, prima di approdare al CERN di Ginevra (che dirige dal 1989 al 1993), dove porta avanti una importante ricerca sulle "particelle dell'interazione debole" che nel 1984 gli frutta un premio Nobel per la Fisica. Inoltre, dal 1999 è presidente dell'ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente). Attualmente, pur essendo il consulente di maggior prestigio per le questioni energetiche presso il Ministero dell'Ambiente, lavora in Spagna (mai sentito parlare di "fuga dei cervelli"?) presso il CIEMAT (Centro di Ricerca sull'Energia, l'Ambiente e la Tecnologia), dove segue con successo la costruzione delle prime centrali solari termiche che mirano a sostituire le attuali centrali elettriche. Ho trovato in rete un'intervista fatta a Rubbia che trovo molto interessante. Ve la propongo. No, non l'ho intervistato io. Mi spiace. L'ha fatto Gianluca Cazzaniga per LifeGate. Sempre avanti! Se non volete fidarvi di me, fidatevi almeno di Carlo Rubbia, ok? ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Intervista al premio Nobel italiano, che in Spagna ha fatto fortuna con il fotovoltaico termodinamico. Quali sono le soluzioni energetiche per i prossimi 5-10 anni? L’obiettivo più importante è sviluppare risorse adeguate per le rinnovabili. Risorse che devono essere direttamente o indirettamente legate al solare, per far sì che diventi la seconda fonte rinnovabile più importante. Oggi abbiamo ancora troppo poco solare: tutto il fotovoltaico del mondo rappresenta una sola centrale nucleare. È un problema tecnologico? È un problema di investimenti. Oggi molti industriali non hanno abbastanza coraggio e la gente crede di poter continuare ad andare avanti aumentando il costo della benzina o fermando il traffico alcune domeniche. Qui si tratta di prendere il toro per le corna e fare un grosso cambiamento: il solare. Soprattutto nelle regioni mediterranee e nel Sahara, dove la quantità di energia utilizzabile è straordinaria. A che punto è l’Italia? L’Italia era partita bene quando ero all’ENEA. Ma oggi è dietro ad altri paesi come la Spagna, ad esempio. La Spagna ha una grande industria nel campo del solare termodinamico e dell’eolico, mentre in Italia queste cose sono totalmente bloccate. Anche perché non esistono delle leggi sufficientemente valide da permettere agli industriali di sviluppare le cose in maniera competitiva. Lei è un consigliere speciale del presidente della Commissione Ue. Quali consigli gli sta dando? Noi stiamo discutendo di queste cose, e crediamo che la linea promossa dalla Germania durante la presidenza di turn dell’Ue (primo semestre 2007, ndr) sia quella giusta: andare coraggiosamente, come Europa, nella direzione delle rinnovabili. Oggi anche gli americani hanno riscoperto l’interesse per le rinnovabili: Schwarzenegger e la Clinton indicano nei loro programmi le idee che abbiamo sviluppato in Europa. Noi abbiamo un vantaggio: siamo partiti prima degli altri. Ma dobbiamo fare attenzione: la competizione si sta sviluppando, ed è importante che l'UE mantenga la preminenza nell’industria delle rinnovabili. Presto o tardi sono convinto che tutti si diranno: “Dobbiamo ampliare le rinnovabili!”. La questione è chi arriverà per primo e la venderà agli altri? Oggi l’industria europea delle rinnovabili è la più competitiva? La Germania e l’Olanda lavorano molto bene in questo campo. In Inghilterra ci sono dei movimenti interessanti. E soprattutto in Spagna si stanno facendo tante cose. L’Italia purtroppo ha bisogno di darsi una regolata.