Il 22 maggio in Birmania (o se preferite nel Myanmar, come da decisione della giunta) è finalmente atterrato il primo elicottero (primo di dieci) per la distribuzione di aiuti umanitari di urgenza del PAM (Programma Alimentare Mondiale dell’Onu), il cui invio è stato autorizzato dalla-mostruosa-giunta soltanto il giorno prima, a ben tre settimane dal terribile passaggio del ciclone Nargis (Narciso, come il fiore). Per cercare di comprendere la gravità della situazione, dato che le immagini che giungono dalla Birmania sono poche, filtrate e probabilmente falsate, basta sapere che Nargis è stato classificato "ciclone categoria 3" e che i suoi venti a 240 Km/h (esattamente come quelli portati dall’Uragano Katrina che distrusse New Orleans nel 2005) hanno colpito con particolare violenza 5 regioni birmane, spazzandole via letteralmente. Nargis ha causato 100mila vittime fin’ora accertate, alle quali si devono sommare i 220mila dispersi e i 2 milioni di profughi, persone rimaste senza più nulla: senza casa, senza famiglia, senza speranza e senza futuro. In tutto questo, la-dannata-giunta-militare (quella che a settembre dell’anno scorso sparò ad altezza testa ai monaci e alla gente che manifestava pacificamente chiedendo democrazia), incapace di gestire una situazione di tale emergenza, ha trovato lecito bloccare l’arrivo degli aiuti umanitari, dell’Onu e delle Ong, forse per paura di perdere il controllo sul Paese aprendosi all’occidente, di sicuro per vigliaccheria. Come già era successo per la Marcia Pacifica e per la mattanza che ne era seguita, la dittatura in Birmania risolve qualsiasi problema censurando le immagini, cacciando via gli stranieri, bloccando gli aiuti e lasciando la sua gente sola, impaurita e senza possibilità di salvezza. Occhio non vede, cuore non duole. Inoltre, il-maledetto-generale-Thwe ha sequestrato e tenuto per sé e per i suoi militari i pochi aiuti che inizialmente erano riusciti a giungere in Birmania. Vile. Al momento mancano acqua e cibo, manca l’elettricità, le linee telefoniche sono interrotte e il rischio di grandi epidemie è davvero altissimo. La gente della Birmania è da sola e isolata dal mondo.
My Dear Birmania
Il 22 maggio in Birmania (o se preferite nel Myanmar, come da decisione della giunta) è finalmente atterrato il primo elicottero (primo di dieci) per la distribuzione di aiuti umanitari di urgenza del PAM (Programma Alimentare Mondiale dell’Onu), il cui invio è stato autorizzato dalla-mostruosa-giunta soltanto il giorno prima, a ben tre settimane dal terribile passaggio del ciclone Nargis (Narciso, come il fiore). Per cercare di comprendere la gravità della situazione, dato che le immagini che giungono dalla Birmania sono poche, filtrate e probabilmente falsate, basta sapere che Nargis è stato classificato "ciclone categoria 3" e che i suoi venti a 240 Km/h (esattamente come quelli portati dall’Uragano Katrina che distrusse New Orleans nel 2005) hanno colpito con particolare violenza 5 regioni birmane, spazzandole via letteralmente. Nargis ha causato 100mila vittime fin’ora accertate, alle quali si devono sommare i 220mila dispersi e i 2 milioni di profughi, persone rimaste senza più nulla: senza casa, senza famiglia, senza speranza e senza futuro. In tutto questo, la-dannata-giunta-militare (quella che a settembre dell’anno scorso sparò ad altezza testa ai monaci e alla gente che manifestava pacificamente chiedendo democrazia), incapace di gestire una situazione di tale emergenza, ha trovato lecito bloccare l’arrivo degli aiuti umanitari, dell’Onu e delle Ong, forse per paura di perdere il controllo sul Paese aprendosi all’occidente, di sicuro per vigliaccheria. Come già era successo per la Marcia Pacifica e per la mattanza che ne era seguita, la dittatura in Birmania risolve qualsiasi problema censurando le immagini, cacciando via gli stranieri, bloccando gli aiuti e lasciando la sua gente sola, impaurita e senza possibilità di salvezza. Occhio non vede, cuore non duole. Inoltre, il-maledetto-generale-Thwe ha sequestrato e tenuto per sé e per i suoi militari i pochi aiuti che inizialmente erano riusciti a giungere in Birmania. Vile. Al momento mancano acqua e cibo, manca l’elettricità, le linee telefoniche sono interrotte e il rischio di grandi epidemie è davvero altissimo. La gente della Birmania è da sola e isolata dal mondo.