EARTH & SOCIAL

Peacekeeping. E non solo.


Da che mondo è mondo esiste un giusto opposto per qualsiasi cosa. Sia essa positiva, oppure no. Yin/Yang, come vado spesso dicendo tra le pagine di questo mio blog: c’è il freddo e c’è il caldo, ci sono il bianco e il nero, c’è lo zucchero così come c’è il sale. In termini di “risorse umane” potrei continuare dicendo che c’è chi è alto e chi è basso, chi è magro e chi è grasso, chi è ricco e chi è povero … oppure che c’è il fedele come c’è il fedifrago, il vile e il coraggioso, l’onesto e il “mica-tanto”, il lavoratore e lo sfaticato, (e di “eccetera-eccetera” potrei metterne ancora molti)... E poi (o prima di tutto) c’è chi è buono e chi è cattivo. Dal mio punto di vista non c’è cosa peggiore al mondo di un “cattivo” che si finge “buono”. Per fare un esempio, quando ero una bambina non mi terrorizzavano gli zoombie, i lupi mannari o vari “Robocop”, ma guai a farmi vedere il film di un poliziotto corrotto.. O peggio, di un falso benefattore.
O PEGGIO ANCORA… di un falso «Peacekeeping dell’Onu» Minori: ancora troppi abusi sessuali da parte delle forze di pace. (Liberazione, 27 maggio 2008) ”Peacekeeping” letteralmente significa “Portatore di Pace” ed è il nome (riconosciuto in tutto il mondo) dato alle missioni e agli operatori umanitari dell’Onu impegnati a soccorrere Paesi in crisi o in situazioni di grave emergenza. Ad esempio, una missione di Peacekeeping è presente in Burundi, uno dei Paesi più fragili d’Africa, dove ha portato e mantiene una pur fragilissima Pace; al Peacekeeping sono stati attribuiti due Premi Nobel per la Pace. L’UNRIC (United Nations Regional Information Centre for Western Europe) di Bruxelles, rende noto che “ le operazioni di pace dell’ONU garantiscono sicurezza e sostegno a milioni di persone, sostenendo nel contempo le fragili istituzioni che sorgono nella fase post-bellica”; e ancora, che “le più recenti operazioni di pace e sicurezza ONU si sono svolte in alcuni dei luoghi più conflittuali ed ingovernabili del mondo, dove nessuna missione internazionale era mai giunta prima. Gli operatori di pace raggiungono regioni dove nessun altro può o vuole andare, facilitando stabilizzazione, pace duratura e sviluppo”. Ma non solo, evidentemente. La denuncia è partita da “Nessuno a cui dirlo”, l’ultimo Rapporto di Save The Children (www.savethechildren.it) e i dati si basano sulle missioni di Peacekeeping svolte ad Haiti, nel Sudan e in Costa d’Avorio e sono frutto di interviste, incontri e gruppi di discussione tra 250 bambini e 90 adulti. Il dato è sconcertante. Aberrante, abominevole e chi più ne ha più ne metta. Le vittime degli abusi da parte di adulti che lavorano per la comunità internazionale sono generalmente orfani, bambini allontanati dai genitori o con famiglie che dipendono interamente dagli aiuti umanitari e la loro età va dai 6 ai 15 anni. Durante questi colloqui sono state denunciate varie forme di abuso: da quello verbale allo stupro di gruppo, passando per tutti i dannati passaggi intermedi in percentuali elevatissime (il 55% dei bambini intervistati ha raccontato d’aver subito molestie fisiche e il 30% vere e proprie violenze perpetrate da singoli individui o peggio da interi branchi). Le vittime spesso tacciono per paura e la questione è poco documentata. Pare che l’Onu abbia deciso di far luce. Stiamo a vedere. Alice Virtù