Questa sera ho voglia di fare una cosa che ho fatto poche volte sul blog, per lo meno su questo. Ho voglia di raccontare una storia, triste e dolorosa e di raccontarne il lieto fine, che paradossalmente arriverà soltanto quando la protagonista stessa morirà. Pare una favola al rovescio, detta in questo modo. Pare che io sia impazzita, che abbia perso il sènno, la ragione. E invece no. La storia di Eluana, la triste storia di Eluana, inizia una notte di gennaio del 1992. A quel tempo io avevo tredici anni e lei ne aveva venti. Io sognavo di crescere in fretta, anelando un’indipendenza che sapevo, sarebbe arrivata al compimento del diciottesimo anno; non prima, quasi sicuramente dopo. Sognavo di essere già così grande da poter guidare, andare, spostarmi… sentirmi libera, svincolata dalla famiglia, dagli obblighi e dalle abitudini (a ripensarci, è incredibile la visione della vita che si ha da ragazzini…). Posso dire con quasi totale certezza di aver passato la sera del 18 gennaio 1992 nella mia cameretta da adolescente, ascoltando musica, scrivendo (passione antica, per me) e sognando. Eluana invece quella sera era stata a cena fuori con amici. Lei aveva quella meravigliosa età che aspettavo fibrillante e aveva la sua macchina e quindi la sua indipendenza. Mentre io restavo a casa, nella mia camera odiando la mia età, Eluana rideva e scherzava, chiacchierava e chissà, magari si innamorava, lassù da qualche parte nei dintorni di Lecco. Era una ragazza tranquilla Eluana. Non aveva particolari vizi ma a detta di tutti molte virtù. Quella sera aveva deciso di non fare tardi; guidava la sua macchina tra le curve dei monti lombardi e forse vedeva il lago, dalla strada che percorreva per tornare a casa.
LA STORIA DI ELUANA ENGLARO. Sulla vita. Sulla dignità. Sulla morte.
Questa sera ho voglia di fare una cosa che ho fatto poche volte sul blog, per lo meno su questo. Ho voglia di raccontare una storia, triste e dolorosa e di raccontarne il lieto fine, che paradossalmente arriverà soltanto quando la protagonista stessa morirà. Pare una favola al rovescio, detta in questo modo. Pare che io sia impazzita, che abbia perso il sènno, la ragione. E invece no. La storia di Eluana, la triste storia di Eluana, inizia una notte di gennaio del 1992. A quel tempo io avevo tredici anni e lei ne aveva venti. Io sognavo di crescere in fretta, anelando un’indipendenza che sapevo, sarebbe arrivata al compimento del diciottesimo anno; non prima, quasi sicuramente dopo. Sognavo di essere già così grande da poter guidare, andare, spostarmi… sentirmi libera, svincolata dalla famiglia, dagli obblighi e dalle abitudini (a ripensarci, è incredibile la visione della vita che si ha da ragazzini…). Posso dire con quasi totale certezza di aver passato la sera del 18 gennaio 1992 nella mia cameretta da adolescente, ascoltando musica, scrivendo (passione antica, per me) e sognando. Eluana invece quella sera era stata a cena fuori con amici. Lei aveva quella meravigliosa età che aspettavo fibrillante e aveva la sua macchina e quindi la sua indipendenza. Mentre io restavo a casa, nella mia camera odiando la mia età, Eluana rideva e scherzava, chiacchierava e chissà, magari si innamorava, lassù da qualche parte nei dintorni di Lecco. Era una ragazza tranquilla Eluana. Non aveva particolari vizi ma a detta di tutti molte virtù. Quella sera aveva deciso di non fare tardi; guidava la sua macchina tra le curve dei monti lombardi e forse vedeva il lago, dalla strada che percorreva per tornare a casa.